Mario Bruno sorride: «Io espluso dal Pd? Una barzelletta». Ma la cacciata del candidato sindaco ad Alghero, perché alle amministrative del prossimo 25 maggio è in corsa contro il volere del suo partito, è davvero arrivata ieri, per decisione del segretario cittadino Mario Salis. Bruno, da sempre vicino a Soru, ex consigliere regionale, capogruppo dell’Aula nei primi due anni e mezzo della passata legislatura e poi vicepresidente dell’Assemblea, racconta dettagli e retroscena di una mossa che nella base del Pd viene associata allo stile Grillo.
Allora, Onorevole, cosa è successo?
«Alle 21,30 di ieri sono stato chiamato da alcuni giornalisti: pochi minuti prima il segretario Salis aveva diffuso una nota stampa all’Ansa, nella quale annunciava la mia espulsione».
Il motivo?
«Salis ha scritto che sono stato cancellato dagli elenchi del Pd, sia come elettore attivo che passivo, vista la mia candidatura alle Comunali».
C’era bisogno di scaricare il Pd come ha fatto lei?
«In realtà è il Pd che ha scaricato me. Il partito ha prima indetto le primarie, programmate per il 6 aprile, in concomitanza con quelle di Sassari, poi ha deciso di non tener conto del risultato. Ma lo Statuto del partito è chiaro: per il comma 8 dell’articolo 29, quando si presenta un solo competitor, come nel mio caso, quell’unico competitor diventa in automatico il candidato ufficiale».
Il Pd invece le ha preferito Enrico Daga, assessore provinciale alla Programmazione.
«Una scelta che mi ha sorpreso, tanto quanto l’espulsione».
Farà ricorso?
«Faremo ricorso».
Perché il plurale?
«Io non sono solo. Nella mia coalizione, formata da quattro liste, è confluito l’80 per cento del partito, tra dirigenti e militanti. E una città intera sta rispondendo positivamente alla nostra campagna elettorale, alla nostra idea di una nuova Alghero».
Nomi di democratici algheresi che stanno con lei?
«I primi quattro candidati nella mia lista, quella del sindaco (“Per Alghero con Mario Bruno”), sono consiglieri uscenti del Pd: Raimondo Cacciotto, il più votato alle amministrative del 2012; Gabriele Esposito, presidente dell’Aula; Matteo Tedde, capogruppo; Gavino Tanchis che rappresenta il partito anche nel Cda del parco di Porto Conte».
Salis però l’ha espulsa.
«Ricordo che le espulsioni possono essere decise soltanto dal Comitato regionale di garanzia, con una motivazione valida e dopo un contraddittorio tra tutte le parti in causa. Salis invece mi ha cacciato con un’azione unilaterale e illegittima. Peraltro: sono stati loro i primi a non calpestare le regole, venendo meno al rispetto dell’articolo 29».
Loro chi?
«Il segretario cittadino è espressione di una precisa componente del Pd, l’area Lai-Spissu, attualmente isolata».
Con Daga chi si è candidato tra gli uscenti?
«Solo Gavino Scala che ha all’attivo cinque legislature. Lo Statuto del Pd stabilisce un numero massimo di tre mandati consecutivi, a proposito di regole calpestate. Davvero non capisco la decisione presa ieri dal segretario, una scelta che non regge da qualunque punto di vista la si guardi. I casi di Nuoro e Porto Torres pare non abbiano insegnato nulla».
Non è dispiaciuto neanche un po’ per la sua espulsione?
«Io credo nel Pd dei cittadini, quelli che adesso sono e sento al mio fianco. Questo mi basta, perché la politica è servizio. E io il Partito democratico l’ho servito davvero con abnegazione, rappresentando sempre la voce di tutti, anche quando non ero sulle stesse posizioni. Le amministrative di Alghero sono state usate come fase precongressuale: un fatto gravissimo, iscritti e militanti non lo meritano. La città non merita che sia un’oligarchia, nel segreto di una stanza, a decidere i destini di uno dei più importanti centri della Sardegna».
Tra ieri notte e oggi quanti big del Pd l’hanno chiamata?
«Ho ricevuto tanti messaggi privati da parte di dirigenti e deputati. Mi hanno scritto di andare avanti, perché sono nella ragione».
Pubblicamente, però, ancora nessuno di loro ha preso posizione.
«Ma non per questo la loro vicinanza vale meno».
Alessandra Carta
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