Sono mesi che se ne parla. Nel mondo politico isolano lo chiamano ora “il terremoto”, ora “lo tsunami”. E’ stato evocato, in modo sibillino, anche in molti passaggi del confronto sulle primarie del centrosinistra. E ora, il giorno dopo le primarie, la notizia è diventata ufficiale: sono in arrivo una trentina (33, secondo indiscrezioni ancora più precise) di avvisi di garanzia per peculato ad altrettanti consiglieri regionali nell’ambito dell’inchiesta-stralcio sui fondi ai Gruppi condotta dalla Procura di Cagliari.
La notizia – precisa una nota dell’Ansa – non è arrivata da fonti giudiziarie, ma è trapelata dallo stesso consiglio regionale. E, successivamente ha trovato conferma in ambienti giudiziari. Dove, però, c’è il massimo riserbo sull’identità dei destinatari. Si tratterebbe dei componenti di due gruppi consiliari della passata e dell’attuale legislatura. Se questa indiscrezione ha fondamento, i due gruppi non possono essere altro che quelli del Pd e del Pdl. Lo dice il numero molto alto dei destinatari degli avvisi di garanzia.
Di certo l’indagine ha avuto un’impennata nell’ultimo periodo. Tra l’altro è stato perquisito lo studio di Mario Diana, consigliere regionale sia in questa, sia nella passata legislatura, già capogruppo consiliare del Pdl e oggi leader di Sardegna è già domani. Il suo legale, Mariano Delogu, ha confermato che anche Diana è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Diana avrebbe speso circa duecentomila euro del gruppo per scopi non legittimi. E’ quanto gli è stato contestato dalla Procura di Cagliari.
Che attorno a questa nuova ondata di indagati si stia giocando anche una partita politica, lo conferma un post pubblicato su Facebook da Paolo Maninchedda, ex consigliere regionale del Psd’Az e promotore di un nuovo “Partito dei sardi” che da tempo bussa alle porte dell’alleanza di centrosinistra. “Fonti giornalistiche insistenti – scrive Maninchedda – parlano di decine di avvisi di garanzia consegnati a consiglieri regionali e anche di perquisizioni in corso. Se la cosa fosse confermata, c’è da augurarsi che la questione morale, che è altra cosa rispetto alla questione penale, non venga soffocata e archiviata. Bisogna capire come garantire credibilità alle funzioni politiche in modo che le istituzioni riprendano ad avere il prestigio che è necessario che abbiano”.
L’inchiesta-bis è stata aperta dal pm Marco Cocco dopo la prima che ha riguardato il Gruppo Misto della precedente consiliatura e dopo il rinvio a giudizio di 20 consiglieri attualmente sotto processo per peculato in tre distinti processi. Proprio dalle dichiarazioni di uno di questi, l’ex Idv Adriano Salis, sono nate le indagini sul resto dei Gruppi politici. L’inchiesta, come la precedente, punta all’accertamento di un utilizzo illecito dei fondi istituzionali destinati ai Gruppi. Già nelle scorse settimane erano finiti iscritti nel registro degli indagati cinque esponenti dell‘Udc, raggiunti da un invito a comparire. Ora i nuovi avvisi di garanzia.