Una marea di “voti utili” per salvare la Sardegna

“Questa volta no, non vado a votare. Resto a casa”. E poi l’elenco delle motivazioni della scelta, che è poi la scelta di non scegliere: disgusto per la politica, l’assenza del partito preferito, voglia di “dare una lezione” ai partiti tradizionali etc etc.

L’astensionismo c’è sempre stato. Ma nelle prime elezioni del dopoguerra era un fenomeno molto ridotto (riguardava un elettore su dieci) ed è andato crescendo fino a toccare un elettore su quattro. C’è una linea di pensiero che sdrammatizza e fa notare che nelle cosiddette “democrazie mature” la percentuale dei votanti è molto al di sotto di quella italiana. Per esempio, nelle ultime elezioni americane ha superato di poco il 60 per cento e in passato è stato anche inferiore al 50. Ma le analisi rivelano che anche negli Usa il fenomeno non è affatto “democratico” perché riguarda in misura molto maggiore le fasce più povere della popolazione.

E’ uno dei grandi paradossi delle democrazie: chi più di tutti dovrebbe volere il cambiamento (le persone in difficoltà) utilizza meno degli altri il principale strumento di cui dispone per determinarlo. E’ un paradosso che, stando ai sondaggi, riguarda anche le prossime elezioni regionali sarde. Manca una settimana al voto e c’è una vasta fascia di elettori – di poco inferiore al 50 per cento – che o non sa chi voterà o non sa se voterà.

Come ben sanno i nostri lettori, Sardinia Post sostiene la necessità di un cambiamento radicale della politica sarda e, in primo luogo, la sconfitta di Ugo Cappellacci e del suo catastrofico governo di centrodestra. Ma sostiene anche un cambiamento radicale del modo di fare politica da parte delle forze dell’attuale opposizione. E ritiene che se – come si spera – domenica prossima i sardi cacceranno via Cappellacci si sarà all’inizio e non alla fine di un percorso.

Abbiamo già affrontato la questione del cosiddetto “voto utile”. Argomento, in una fase come questa, a nostro avviso di dubbia efficacia. Perché le persone a cui può essere rivolto (evidentemente quanti hanno già deciso di andare a votare e non gli “indecisi al voto”) lo conoscono benissimo. Ed è piuttosto irritante sentirsi ripetere cose note. L’argomento da sviluppare è un altro, quello della “utilità del voto”. Se ciascuno di quanti hanno già deciso di votare riuscirà a convincere anche un solo “indeciso al voto”, si potrà arrivare al risultato di cambiare radicalmente l’assetto dell’assemblea regionale sarda.

Non c’è, infatti, un unico “voto utile”, ma ci sono diversi “voti utili” che si possono modellare sulle esigenze e le aspettative di diverse fasce di elettori. Quindi sulle esigenze e sulle aspettative di quel concreto elettore (l’amico, il parente, il collega di lavoro, il vicino di casa) che ogni elettore dell’attuale opposizione già conosce. Il “voto disgiunto” è uno dei pochi pregi di questa pessima legge elettorale. E in una fase così confusa presente diversi vantaggi, che vanno colti.

C’è per esempio un “voto utile” dei moderati del centrodestra che non sopportano le guasconate da Masaniello nuragico di Ugo Cappellacci e ai quali può essere suggerita la possibilità di votare per la loro lista e il loro candidato, ma indicare come governatore Francesco Pigliaru. C’è un voto utile da proporre ai democratici infastiditi e delusi dalla candidatura di alcuni indagati. Anziché restare a casa, possono andare alle urne, indicare il candidato presidente della coalizione e votare liste diverse, sia all’interno della coalizione del centrosinistra, sia in quella di Michela Murgia. Ovviamente questo ragionamento prescinde dal fatto, ovvio, che in questa fase l’unico voto utile per ciascun candidato e per ciascuna coalizione è quello che va a loro stessi. E’ un tentativo (difficile, ne siamo consapevoli) di portare in pubblico un dibattito che non arriva sui palchi dei comizi e negli spot.

I sondaggi resi pubblici prima dell’obbligatorio “silenzio” pre-elettorale davano il sorpasso di Francesco Pigliaru su Ugo Cappellacci, un largo vantaggio della coalizione di centrosinistra sul centrodestra, un importante risultato personale di Michela Murgia accompagnato, però, da una situazione incerta per quanto riguarda le liste della sua coalizione, collocate in una percentuale a cavallo del quorum del 10 per cento.

In sostanza, Pigliaru deve consolidare il vantaggio come candidato, Sardegna Possibile deve accrescere i voti di lista per non rischiare di restare fuori dal Consiglio. Questi sono i dati dei quali devono tenere conto quanti – e sono moltissimi – sperano in una “doppia vittoria”, cioè nella contemporanea cacciata di Cappellacci e nel’ingresso di forze nuove nel consiglio regionale.

La pessima legge elettorale partorita lo scorso anno del consiglio uscente non dà al vincitore (a meno che non superi l’improbabile percentuale del 40 per cento) una maggioranza sufficientemente larga per governare serenamente. E’ altamente probabile che il governatore vincente debba andare a cercare voti esterni alla coalizione che l’ha eletto. La composizione complessiva del consiglio regionale, insomma, non è affatto ininfluente e il risultato elettorale può portare a una riedizione sarda delle larghe intese come a una maggioranza nuova, simile a quella che in campo nazionale sarebbe stata possibile se il Movimento 5 Stelle non si fosse arroccato nell’Aventino improduttivo voluto da Grillo e Casaleggio.

In conclusione, ci sono molti “voti utili” in circolazione. E non sono in concorrenza tra loro, ma ciascuno di essi concorre col “non voto”. Recuperarli significa creare le condizioni per fare della Sardegna – e non sarebbe la prima volta – il laboratorio operante di una nuova fase politica. Questo, ovviamente, a condizione che si recuperi anche – chiusa la campagna elettorale e abbandonati i toni accesi che inevitabilmente la caratterizzano – la capacità di distinguere. Non solo tra “destra” e “sinistra”, come è ovvio. Ma anche tra le persone e le loro storie. L’alternativa, d’altra parte, è dichiarare che in Sardegna non esiste una forte maggioranza che vuole il cambiamento. Questa maggioranza, invece, esiste eccome. E’ compito dei leader politici ricomporla.  Le elezioni sono solo una prima tappa. C’è una settimana per vincerle veramente.

G.M.B.

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share