Lo tsunami dunque è arrivato: 33 indagati per peculato, in pratica tutti i consiglieri del centrosinistra della passata legislatura regionale. Nomi grossi, a partire da quello della neovincitrice delle primarie Francesca Barracciu.
La notizia è arrivata in un momento particolarmente sfortunato per i destinatari degli avvisi di garanzia. Proprio nel giorno in cui emergeva una notizia collegata, quella sul coinvolgimento nell’inchiesta di Mario Diana, già capogruppo del Pdl e oggi leader di “Sardegna è già domani” il quale, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato i fondi del suo gruppo per acquistare un Rolex, alcune penne Montblanc, libri di valore.
Un momento sfortunato perché c’è la possibilità che i fatti dei quali è accusato Diana diventino, per l’opinione pubblica, il “modello di riferimento” delle contestazioni a tutti i consiglieri regionali. Così come è già in parte accaduto per le accuse rivolte – in un altro troncone dell’inchiesta – a Silvestro Ladu, che ha utilizzato i fondi pubblici per pagare il carrozziere. E che si diffonda l’idea che i rappresentanti dei sardi siano, in blocco, una banda di profittatori privi di scrupoli.
La realtà è più complessa ed è importante avere chiaro quali sono i contorni dell’indagine. Che ha un aspetto tecnico-giuridico di rilievo. In sostanza la procura di Cagliari ritiene che i fondi destinati ai gruppi consiliari debbano essere sempre rendicontati. L’accusa di peculato, quindi, scatta in presenza della mancata rendicontazione. E infatti riguarda tutti i consiglieri. Nessun escluso. Siccome la procura procede “gruppo per gruppo”, riguarda ora tutti i consiglieri del centrosinistra. Presumibilmente, col procedere degli accertamenti, toccherà nella stessa forma tutti i gruppi politici. Con l’eccezione di quei pochi consiglieri che, accortamente, non hanno mai voluto ‘toccare’ i fondi o hanno autonomamente proceduto a una rendicontazione anche quando essa non era richiesta.
Si ritrovano così sotto lo stesso “ombrello” del peculato consiglieri che hanno utilizzato i soldi per il proprio piacere e altri che li hanno usati per l’attività politica. Non è un caso che siano stati tutti convocati in procura. Sarà là che dovranno presentare la documentazione in grado di dimostrare che la destinazione del denaro è stata corretta.
Stiamo parlando di questioni giuridicamente complesse, ma nella sostanza semplici. Ciascun consigliere è in grado di spiegare come ha utilizzato quei soldi: se per acquistare un Rolex o se per organizzare un convegno, se per andare a cena fuori o se invece per acquistare libri e giornali indispensabili per documentarsi. Poi i cittadini giudicheranno e potranno distinguere.