Quanta ipocrisia nelle dichiarazioni di numerosi esponenti del Pd all’indomani della notizia della possibile nomina di Antonello Cabras a Presidente della Fondazione del Banco di Sardegna. Quanta ipocrisia in quelle parole grondanti sdegno e stupore per una notizia risaputa da mesi all’interno del Pd, per il semplice fatto che da mesi il suo gruppo dirigente lavora a questo obbiettivo. Quanta ipocrisia nel silenzio di quegli autorevoli dirigenti, già campioni del cambiamento, che hanno taciuto pur avendo sempre saputo.
La stessa ipocrisia di quella folla di esponenti del Pd che, all’indomani dello stravolgimento dell’esito delle primarie da parte della Direzione nazionale, minacciarono dimissioni, sospensioni e quant’altro, subito rientrate dopo le risibili assicurazioni di Bersani.
Una domanda sorge spontanea: lo sdegno e lo stupore sarebbero stati gli stessi se l’esito delle primarie fosse stato diverso o se la possibilità che il Pd possa assumere responsabilità di governo fossero oggi maggiori? Perché dimenticare che il consiglio di amministrazione della Fondazione, così come quello del Banco di Sardegna, sono stati storicamente una sorta di cimitero degli elefanti per politici trombati oppure il giusto “premio fedeltà” alla fine di una lunga carriera nelle istituzioni?
Che tristezza nel dover ricordare le parole di Enrico Berlinguer che, già negli anni 70 del secolo scorso, denunciava l’occupazione da parte dei partiti “… delle banche, degli istituti culturali, degli ospedali, delle università, della RAI TV,di alcuni grandi giornali”.
Massimo Dadea