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Il “caso Crivellenti”, la diffamazione ambientale di una donna-manager

Sono passati più di cinque anni, ma molti ricorderanno ancora il cosiddetto “caso Crivellenti”, come lo chiamarono i media isolani. Un caso politico-giudiziario innescato dalla decisione del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, di affidare l’incarico di sovrintendente dell’Ente lirico a Marcella Crivellenti, manager culturale all’epoca quarantenne, originaria di Bari. La decisione non fu gradita dai sindacati interni, da una parte rilevante della maggioranza che sosteneva Zedda e da alcuni dei rappresentanti del consiglio di amministrazione del Lirico. Ci furono manifestazioni di protesta davanti al palazzo del Comune, esposti alla magistratura, inchieste giudiziarie, querele.  Zedda fu rinviato a giudizio (e poi assolto) per abuso d’ufficio. La nomina, alla fine, fu annullata dal Tar per un vizio di forma.

Se torniamo a parlare del “caso Crivellenti” è per un recente sviluppo di una delle tante vicende giudiziarie che innescò: una querela per diffamazione presentata dalla manager nei confronti di un giornalista de La Nuova Sardegna per il contenuto di tre articoli pubblicati dal quotidiano sassarese nei giorni più caldi della polemica, tra il 2 e il 17 ottobre del 2012. La notizia di oggi è che la Gip di Sassari, Carmela Rita Serra – accogliendo un ricorso dei legali della manager – ha respinto la decisione del pubblico ministero di archiviare la querela e ha emesso un’ordinanza di imputazione coatta. Non si è trattato dunque di una “condanna” del giornalista. Il Gip ha in sostanza detto che esistono gli estremi per accertare in un’aula di giustizia se la diffamazione si sia realmente consumata. Prima o poi il processo si svolgerà e potrà concludersi con una condanna o con un’assoluzione.

Ma quanto la Gip ha scritto nel motivare la sua decisione ha un rilievo che prescinde dall’esito processuale. A partire dall’analisi di quei tre articoli, l’ordinanza ricostruisce il quadro di qualcosa che si potrebbe definire “diffamazione ambientale”. Non, dunque, un reato (questo, come abbiamo detto, è tutto da verificare), ma un clima avvelenato che determinò un autentico linciaggio morale di una donna “colpevole” di aver avuto un incarico di prestigio pur non appartenendo all’ambiente che aveva sempre governato, a sgovernato, l’Ente Lirico di Cagliari. Marcella Crivellenti divenne l’oggetto di un tiro al bersaglio nel quale, assieme a una parte dei media locali, si esercitarono sindacalisti, politici e imprenditori. Si arrivò a contestarle il fatto di essere incinta. Tra i pochi che presero posizione a sua difesa, Lilli Pruna, in un editoriale per questa testata.

Le frasi di carattere potenzialmente diffamatorio contenute nei tre articoli sono una sintesi precisa dei principali argomenti di quella diffamazione ambientale. Il primo era di carattere professionale. Siccome Marcella Crivellenti tra il 2008 e il 2010 era stata la responsabile del botteghino del Lirico, veniva presentata alla stregua di una bigliettaia, del tutto priva di curriculum. Si insinuava inoltre che la sua nomina fosse stata suggerita dall’allora leader di Sel, Nichi Vendola, in una specie di improbabile e altamente ridicola “connection pugliese”. Infine la nomina veniva presentata come un caso da manuale di spudorato clientelismo e accostata a quella di un tale che, avendo la qualifica di “esperto di portineria”, era stato indicato come possibile presidente della Carbosulcis! Chi conserva qualche memoria di quei giorni, avrà riconosciuto in questo breve elenco gli argomenti che ricorrevano nel mondo politico e che erano diventati parte del senso comune attorno al caso. Non perché dotati di quale fondamento, ma perché subito fatti propri, senza verifiche, da un ambiente ostile e anche un po’ vile: si colpiva la nuova sovrintendente per colpire di sponda il sindaco senza esporsi troppo. L’ordinanza della Gip di Sassari li demolisce uno dopo l’altro. E dimostra che per accertarne l’infondatezza sarebbe stato sufficiente esaminare con serenità il materiale di cui già si disponeva. Operazione semplice in generale, molto complessa in un ambiente cementato dalla convergenza di ostilità politica e preoccupazioni corporative.

Scrive la Gip, richiamando le motivazioni della sentenza di assoluzione del sindaco Zedda “Sarebbe bastato consultarlo (…) per rendersi conto che Marcella Crivellenti presentava un curriculum compatibile con la previsione normativa , giacché aveva la richiesta esperienza a livello di gestione teatrale, oltre a vantare un master di specializzazione in management artistico musicale presso la Scuola superiore di amministrazione pubblica, in particolare avendo, tra l’altro, lavorato dal 2004 al 2007 in qualità di responsabile organizzativo per l’Italia e l’estero per il teatro Ambra Jovinelli di Roma, dal 2001 al 2004 quale coordinatore esecutivo e assistente del direttore artistico del teatro di Roma, Giorgio Albertazzi, nonché quale responsabile di numerose produzioni e e tournée per conto di vari teatri di prosa e quale incaricata della tournée europea di noti artisti”. Quanto al ruolo di “bigliettaia”, la Gip fa notare che in realtà la Crivellenti al Lirico aveva ricoperto l’incarico di “addetta all’Ufficio di Sovrintendenza con funzione di assistenza e responsabilità alla gestione di promozione e biglietteria, coordinamento dei sistemi di vendita”. In definitiva, il “caso Crivellenti” si è fondato su fake news diffuse in un ambiente ostile e riprese senza verifica da alcuni organi di informazione. E’ opportuno ricordarlo. Sia per risarcire almeno in parte la persona che ne è rimasta vittima, sia per imparare la lezione ed evitare, in futuro, di ripetere gli stessi errori.

G.M.B.

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