“Non si fermano i carichi di morte dalla Sardegna. A niente sono valse le denunce anche internazionali della vigilia di natale. L’allerta per il nuovo carico esplosivo è scattata il giorno dopo Capodanno”. La nuova denuncia, la prima del 2018, è del deputato di Unidos Mauro Pili, uno dei primi a sollevare il caso della produzione di bombe alla Rwm di Domusnovas, nel Sulcis, e a collaborare con il New York Times nel video reportage che mette in connessione le bombe prodotte in Sardegna con quelle lanciate sui civili inermi nello Yemen. Secondo il deputato sardo, il fatto è avvenuto ieri sera, martedì 2 gennaio. “Si è trattato del primo blitz dell’anno, con un carico di bombe stivate nei container caricati dentro la nave che ha lasciato gli ormeggi del porto terminal poco prima delle 21.30 – ricostruisce Pili – Ancora una volta un carico festivo e notturno con il chiaro intento di continuare a nascondere questo perenne traffico di morte che parte dal porto canale di Cagliari”.
“È chiaro che stanotte, 3 gennaio, la nave giungerà al porto di marina di Carrara e da lì le strade potrebbero essere diverse. Raggiungere qualche deposito italiano, francese, oppure verso il fronte balcanico. Di certo a nulla sono valse le denunce anche recenti e di livello internazionale perché si evince che lo stato italiano sta avvallando in tutti i modi questo trasbordo anche verso Stati in guerra in violazione di tutte le leggi ordinarie e costituzionali – attacca il deputato sardo -. Il Governo continua, attraverso la Farnesina e il ministero della Difesa, a raccontare il falso e coprire questo scandalo indecente che sta generando migliaia di morti in molte parti del mondo”. Pili sottolinea che “le leggi italiane e la stessa costituzione ripudiano la guerra e vietano la vendita di armi a stati che siano in conflitto. A questo – incalza ancora – si aggiunge che l’Arabia Saudita continua una guerra condannata a più riprese da tutti gli organismi internazionali a partire dall’Onu. L’avallo del governo italiano è illegale sotto ogni punto di vista e non si comprende come questo commercio verso paesi in guerra non venga interrotto senza ulteriori gravi violazioni che stanno provocando migliaia di vittime a partire dallo Yemen”.