Lo scontro sul ddl urbanistica varato dalla Giunta regionale non accenna a fermarsi e il tema cardine è sempre lo stesso: l’inviolabilità della fascia di tutela dei 300 metri dal mare. Diventata un confine simbolico in realtà già superata dal Piano paesaggistico regionale. Per ricordare questo torna in campo la Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna che ricorda che la tutela va ben al di là dei metri evocati, i famosi 300 dalla battigia, come un’ambiguità, una delle principali del dibattito: “Senza all’opposto mai citare quanto previsto nel Piano Paesaggistico Regionale (PPR), secondo cui la massima tutela è invece riferita all’intera fascia costiera, ben più estesa dei 300 metri dal mare, vincolati peraltro da stringenti norme di rango sovraordinato”. In sostanza il timore principale è “che si puntino i riflettori sui 300 metri per allentare le tutele dai 301 in poi“. Un falso traguardo da raggiungere, insomma. Da qui la richiesta della Consulta di “una profonda revisione dell’attuale ddl, ritenendo inderogabile il rispetto delle previsioni elaborate dalla legge salvacoste e dallo stesso Piano paesaggistico regionale” che, secondo l’organismo, dovrebbe essere esteso al più presto alle zone interne, “così come previsto dal Codice del paesaggio”. Nei giorni scorsi sono stati la Cgil e Legambiente a prendere posizione e ieri è arrivata la replica dell’assessore Cristiano Erriu (leggi qui).
La Consulta sostiene “la discussione debba partire dalle questioni essenziali, oramai evidenziate da mesi”. In pratica, “per ristabilire il giusto clima” viene sollecitata l’eliminazione di quelle che sono definite “le previsioni più azzardate, come quelle dell’articolo 43 che attribuiscono alla Giunta Regionale, ovvero al Consiglio, un potere derogatorio che si ritiene inammissibile”. Stop anche alla “possibilità di riproporre aumenti volumetrici per le strutture ricettive all’interno della fascia costiera (articolo 31), addirittura anche per quelle che ne avevano già beneficiato in precedenza (articolo 31, commi 6 e 7); di fronte alla possibilità di ampliamenti volumetrici, foriera di ulteriore consumo di suolo, la Consulta si esprime nettamente contraria”.
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Un altro punto controverso è “l’articolo A4 che ammette, sempre nella fascia costiera, ulteriori incrementi volumetrici non consentiti dalle disposizioni vigenti e dallo stesso Ppr; incrementi che sarebbero destinati anche a residenze stagionali, ossia a seconde case ad uso turistico, finanche negli ambiti più sensibili del paesaggio costiero”. Secondo i calcoli effettuati dalla Consulta, proprio l’articolo A4 “modificherebbe profondamente la previsione di contenimento delle volumetrie costiere, uno stop deciso negli anni Novanta e recepito sia dalla legge salvacoste del 2004 che dallo stesso Ppr. Un ripensamento che produrrebbe un impatto di circa nove milioni di metri cubi, senza che peraltro se ne faccia menzione nelle note allegate al ddl”. Secondo la Consulta “si tratterebbe di una evidente e grave contraddizione rispetto a quanto enunciato dallo stesso ddl a proposito del contenimento del consumo di suolo, in palese violazione del Piano paesaggistico regionale”. D’altra parte la Consulta Ambiente e Territorio auspica l’approvazione di una legge Urbanistica “che consolidi le previsioni del Ppr, finalmente estese all’intero territorio regionale, come del resto previsto dal programma elettorale dello stesso presidente Pigliaru”.