“Siamo a un passo dalla vittoria”, dice Francesco Pigliaru. Una vittoria che Matteo Renzi considera sicura: “Francesco sarà il prossimo presidente della Regione”. Fiera di Cagliari, ore 17,50. Il candidato governatore del centrosinistra ha appena finito di parlare: Renzi, che aspettava il proprio turno in un angolo del palco, lo raggiunge davanti al podio e gli dà un cinque con la mano destra. La platea esplode in un applauso. E ai quasi tremila stretti nella sala più grande del padiglione D vanno aggiunti i duemila che seguono la convention dal maxischermo all’esterno, perché dentro non c’è più posto.
IL VOTO UTILE – Dura un’ora abbondante la staffetta Pigliaru-Renzi, secondo e ultimo appuntamento di una lunga maratona cominciata a mezzogiorno al teatro Verdi di Sassari. Quindi la tappa a Cagliari con il segretario sardo Silvio Lai a fare da cerimoniere. Il tema centrale della serata diventa il voto utile. Comincia proprio Lai: “Mancano otto giorni all’apertura delle urne. La Sardegna ha solo un’alternativa: Francesco Pigliaru e il centrosinistra, le altre non sono alternative”.
LE DIFFERENZE – A precedere il discorso di Pigliaru è un video di un minuto e mezzo. Lo lancia proprio Lai: all’inizio si vedono Berlusconi e Cappellacci abbracciati. È un fermo immagine, metafora della “Sardegna paralizzata dal malgoverno del centrodestra”, si ripeterà più volte durante la convention. In sottofondo un rumore stridulo. Poi musica e ritmo cambiano con Pigliaru, di cui scorrono, a suon di rock, i momenti salienti della campagna elettorale. Nel padiglione D si battono le mani, l’aria è da festa.
L’INVITO – Dopo un ripasso del programma di governo, il candidato presidente del centrosinistra si appella agli elettori. “Siamo a un passo dalla vittoria – dice -, non distraiamoci. Parliamo con gli indecisi, con chi non vuole andare a votare. Il governo di Ugo Cappellacci è impresentabile. Noi siamo altro, siamo persone diverse. E Michela Murgia dice una cosa gravissima, quando afferma che destra e sinistra sono uguali. E siccome sa bene di aver sostenuto una falsità, l’ha fatto in malafede”.
IL SEGRETARIO – Anche Renzi dedica più di un passaggio al voto utile, ma comincia facendo il verso all’errore di Berlusconi (questa mattina il Cavaliere pensava di parlare con gli “amici di Aquileia”, invece era in collegamento telefonico con la convention di Cappellacci ad Alghero). Il leader del Pd esordisce così: “Ciao, Gallarate”. Per lui è solo il primo applauso di una lunga serie che intervalla i suoi trentacinque minuti di discorso. “Amo la Murgia come scrittrice. E siccome non va da nessuna parte, dopo il 16 febbraio avrà molto tempo per continuare a fare il suo mestiere”. Renzi aggiunge: “Di questi tempi, c’è tanta rabbia verso la politica, e non a torto. Scegliere la Murgia è una comprensibile forma di protesta che mette a posto la coscienza. Ma di fatto è un voto dato a Cappellacci. Solo Pigliaru può rimettere a posto la Sardegna”.
IL PROGRAMMA – Quanto agli obiettivi di governo, l’economista elenca i punti chiave, cominciando dal “Piano straordinario per l’istruzione: 120 milioni all’anno per cinque anni”. Ancora: “Semplificazione per le imprese” e “mirata riduzione della pressione fiscale”. Sull’agricoltura, il candidato presidente del centrosinistra lancia l’allarme Pac (Piano agricolo comunitario): “A Roma si stanno decidendo gli stanziamenti. Cappellacci è assente da quel tavolo, significa che la Sardegna rischia di vedersi assegnati 140 milioni anziché i 300 possibili”. E a proposito di fondi europei, Pigliaru ricorda i 35 milioni destinati all’occupazione e al rilancio della competitività, “ma bloccati da Bruxelles perché la Regione non ha saputo nemmeno attenersi alle regole del bando che impongono il rispetto di una rigorosa procedura. Noi – sottolinea Pigliaru – recupereremo quelle risorse per costruire opportunità per i giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro”. Infine la bonifiche: “Sono troppi i territori che hanno bisogno di essere liberati dall’inquinamento”. (Una performance oratoria, ma anche fisica: Pigliaru ha l’influenza. E domani dovrà fare una pausa: in serata il suo staff ha comunicato che gli appuntamenti della giornata sono annullati).
AFFONDI FINALI – Alla Fiera ci pensa Renzi ad assestare gli ultimi colpi contro il centrodestra. “Cappellacci – dice il leader del Pd – è stato quasi di parola, ma solo coi numeri: nel 2009 ha promesso 80mila posti di lavoro, invece in questi cinque anni ne ha fatti perdere 80mila. Io credo che non ci siamo dubbi su chi votare il 16 febbraio: la Sardegna è come una macchina parcheggiata con le quattro frecce, per via di Cappellacci e della sua maggioranza che hanno dimostrato pessime capacità. Se vogliamo che l’Is0la riprenda la propria marcia, dobbiamo scegliere Pigliaru e il centrosinistra”.
SGUARDO AL PD – Il sindaco di Firenze, tuttavia, non dimentica di essere il segretario dei democratici. E un appello al voto lo fa anche per i suoi. “Facciamo tutti parte di una grande famiglia, la coalizione che sostiene Pigliaru è ampia. Ma il Pd è il mio partito. Un partito fatto di uomini e di donne che si sono saputi sacrificare, come dimostra il passo indietro di Francesca Barracciu”. L’eurodeputata è seduta in prima fila. Si alza in piedi, saluta, anche per lei arriva l’applauso. Sono ormai le 18,41. Renzi chiude con un “in bocca al lupo a Pigliaru e alla Sardegna”. La musica rock riparte a palla. Per il Pd sembra passata una vita da dicembre, da quando il partito era avvitato nella scelta del candidato governatore.
Alessandra Carta
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