Servitù militari, la manifestazione rilancia la vertenza con lo Stato

Una variegato fronte ha dato vita oggi alla manifestazione contro le basi militari e l’esercitazione “Trident Juncture” organizzata dalla Tavola della Pace. Hanno percorso il tragitto da Piazza Garibaldi al Consiglio regionale comitati, associazioni, gruppi e partiti da sempre contrari a poligoni e bombardamenti, ma non sono mancati i politici isolani. Sebbene non si possa dire che siano accorsi in massa. Presenti l’assessore agli Enti Locali Cristiano Erriu, i consiglieri regionali Francesco Agus (Sel) e Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda), oltre al segretario del Partito dei Sardi Franciscu Sedda. Nei giorni scorsi, hanno aderito al corteo anche l’assessore alla Pubblica Istruzione Claudia Firino (Sel) e il deputato Michele Piras (Sel). Vale a dire, pezzi di giunta e dell’attuale maggioranza in regione, che mostrano dunque una certa insofferenza rispetto alla questione servitù. La manifestazione di oggi ha dunque rilanciato la vertenza con lo Stato, ad oltre un anno dal suo avvio. Non prima, però, di aver fatto un punto della situazione, un bilancio che vale anche forti critiche all’operato della giunta.

Il primo a fare il punto sulla contesa che oppone una gran fetta del popolo sardo – organizzato o meno – a Roma è stato il senatore Roberto Cotti (M5s), mentre il serpentone del corteo si snodava lungo la Via Sonnino. Lì il movimento, mentre “al Ministero della Difesa tutto è fermo”. Non si può che partire da queste parole per fare un bilancio. Se non altro perché restituiscono uno spaccato di quel che (non) accade a Roma, una fotografia che ha potuto scattare manu propria, in qualità di membro della Commissione Difesa al Senato. Questo lo stato dell’arte per il senatore, chiaro nel suo messaggio: “Tutto deve ancora partire”. Di diverso avviso l’assessore Erriu, che rivendica a favore della giunta il riscatto di molte servitù minori, come l’ex deposito carburanti di Monte Urpinu, al posto del quale è prevista una cittadella del volontariato.

E per gli altri? A che punto è la vertenza con lo Stato? Pur essendo soddisfatti della partecipazione, gli organizzatori della manifestazione dichiarano:”Non possiamo essere lasciati soli, chiediamo il coinvolgimento delle istituzioni regionali”. Questo il commento del fondatore della Comunità “La Collina” Ettore Cannavera, espresso in qualità di rappresentante della Tavola della Pace. Segno del fatto che gli organizzatori hanno voluto abbinare un rimprovero ad un appello nel rivolgersi alla classe politica regionale.

A distanza di un anno e mezzo dal rifiuto del presidente Francesco Pigliaru di firmare il Protocollo della Difesa, dopo varie interlocuzioni con i generali, le affermazioni del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Danilo Errico e del ministro Roberta Pinotti – “poligoni e attività militari sono imprenscindibili”, era doveroso fare un bilancio.

Analisi che divide il fronte sovranista: se per Simone Maulu (Irs) manca slancio nelle istituzioni, specie di fronte a una continua violazione dei diritti del popolo sardo, per Franciscu Sedda, segretario del Partito dei Sardi bisogna valorizzare l’azione della giunta, in caso contrario si fa il gioco dello Stato. Questo non significa comunque che l’esecutivo non possa fare di più. Interrogato sulla mancata impugnazione del decreto con cui il ministro Pinotti ha autorizzato le esercitazioni oggi in corso, dichiara che “l’ultima parola spetta allo Stato”.

Più netta la posizione del segretario di Progres Gianluca Collu, che nell’attaccare la giunta, accusata di “difendere gli interessi dello Stato”, prova a delineare la soluzione: “Si esce dall’impasse applicando nuove politiche di gestione del territorio creando una casa comune dell’indipendentismo e abbandonando i partiti italiani, progetto questodi cui si è iniziato a discutere durante la festa di Progres della settimana scorsa. Solo così si potranno cancellare le servitù militari, industriali, energetiche che gravano sull’Isola.

Gli indipendentisti del circolo Hugo Chavez, con Michele Atzori, prendono invece distanza da qualsiasi operazione di dismissione e riconversione parziale, come chiesto dalla giunta: “Chiusura totale dei poligoni, bonifiche e restituzione della terra al popolo sardo, solo così assisteremo a un reale cambiamento”.

C’è poi chi politicamente non nasce indipendista, ma offre spunti di riflessione che si conciliano con quella tradizione politica. Massimo Dadea, ex assessore alle Riforme della giunta Soru e medico, che evidenzia l’enorme ritardo della giunta per porre rimedio ai problemi di carattere sanitario, mancano i registri (tumori, malformazioni congenite, patologie cardiovascolari), si tengono chiuse nel cassetto indagini epidemiologiche che aiuterebbero a fare luce sulle reali condizioni di salute della popolazione, non solo di civili e militari che operano all’interno dei poligoni o risiedono nei dintorni delle basi, ma anche di chi abita a ridosso delle aree industriali ovvero un terzo dei sardi.

L’appuntamento è rinnovato al prossimo 3 novembre con la manifestazione al Poligono di Teulada organizzata dalla Rete No basi, nè qui nè altrove. (foto di Roberto Pili)

Piero Loi

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