È una strada obbligata, il fallimento della Saremar, la compagnia di navigazione diventata proprietà della Regione nel 2010, contestualmente alla privatizzazione di Tirrenia (legge 166 del 20 novembre 2009): nel caso in cui nessun azionista privato rilevi la società, la data dell’asta va fissata entro il prossimo 31 dicembre.
La rotta Saremar l’ha indicata la Commissione europea, a più riprese, a partire dal 22 gennaio 2014, quando Bruxelles bocciò la Flotta Sarda di Capellacci e del centrodestra che, attraverso la Saremar, avevano noleggiato la Scintu e Dimonios per combattere il caro-traghetti nei collegamenti con la Sardegna. Solo che in due anni sono stati accumulati 10 milioni di perdite, poi ripianati dalla Regione, sempre su decisione di Forza Italia e alleati. Ma per l’Ue è stato un aiuto di Stato che ha falsato la concorrenza, quindi l’obbligo per la Saremar di restituire l’intera somma al suo stesso socio unico. Lo scorso marzo, la mazzata finale: Bruxelles ha imposto alla Regione un’accelerata nel recupero del credito, arrivato a quota 11,8 milioni con gli interessi.
La prima data utile per capire quanti soldi rientreranno nelle casse della Regione, è il prossimo 23 maggio, quando al Tribunale fallimentare di Cagliari è fissata un’udienza per quantificare il patrimonio della compagnia, in vista dell’asta. Sono convocati i creditori: su tutti la Regione e la Visemar navigazione, armatore dei traghetti Scintu e Dimonios. Il buco totale della compagnia è di 15 milioni.
Ma l’Ue ha fatto di più: qualora sia un privato a rilevare la Saremar, sarà suo obbligo ripianare l’intero disavanzo. Invece: nel caso in cui si dichiari il fallimento della compagnia, la Regione si dovrà accontentare di recuperare solo i soldi che il Tribunale fallimentare ricaverà con l’asta.
Non solo: la Commissione europea, nella lettera di marzo, ha acceso il semaforo rosso sulla la possibilità che sia la stessa Regione a rilevare i servizi della Saremar, costituendo un ramo navigazione nell’altra società pubblica del trasporto isolano, ovvero l’Arst. L’Ue, infatti, ha espressamente scritto che non è ammessa la continuità aziendale.
Ancora più difficile risulta essere la possibilità di trovare un privato che decida di entrare in società con la Regione, acquisendo il 51 per cento di quote.
In questo scenario, praticamente con zero margini di manovra, si sta muovendo l’assessore ai Trasporti, Massimo Deiana, che ha sul collo il fiato dei 160 lavoratori e pure di qualche consigliere regionale, come il vendoliano Luca Pizzuto, il quale chiede di mantenere in vita la compagnia. Ma è Bruxelles che lo vieta.
Deiana, quindi, non ha poteri per bloccare il fallimento: può intervenire solo con nuovo bando sulla continuità territoriale per le isole minori. Per rispettare i tempi, la gara dovrebbe essere pubblicata in agosto, visto che i collegamenti con Carloforte, La Maddelena più la tratta Santa-Teresa-Bonifacio sono assicurati fino al 31 dicembre, quindi vanno affidati a bando a partire dal 1° gennaio 2016.
“La priorità della Regione – dice l’assessore – è continuare a garantire il diritto alla mobilità, peraltro sancito dalla Costituzione. Parallelamente, stiamo percorrendo tutte le strade per salvaguardare l’occupazione, non vogliamo che nessuno resti a terra: i 160 dipendenti della Saremar, di cui capisco la preoccupazione, non possono pagare con la perdita del lavoro responsabilità attribuibili ad altri. E questo l’ho detto e continuerò a ripeterlo in tutti gli incontri istituzionali e le assemblee alle quali sto partecipando”.
Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)
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