«Carlo Sanjust era certamente a conoscenza del fatto che i soldi usati per farsi pagare il suo faraonico banchetto di nozze fossero pubblici», così come «sapeva che erano somme non dovute i 27mila euro concessi all’associazione politico-culturale IdealMente» per un giro di presunti falsi convegni. Sanjust è un uomo «senza scrupoli». Sono lapidari i giudici del Tribunale del Riesame che, con queste motivazioni (ma anche altre), hanno negato al consigliere pidiellino la scarcerazione, chiesta dai suoi legali Carlo Amat e Francesco Marongiu jr.
Il collegio del Riesame, presieduto da Massimo Costantino Poddighe, non cambia rotta dunque: nemmeno Sanjust, al pari di Diana, può tornare a casa. Anche lui viene considerato «determinato a delinquere» e con «personalità negativa». Quando in estate Sanjust è stato convocato in Procura dal pm Marco Cocco, titolare della doppia inchiesta sui fondi ai gruppi, l’onorevole «non ha consegnato la fattura del suo matrimonio (23.400 euro), essenziale per la dimostrazione del delitto di peculato». Né ha portato «le ricevute dei 27mila euro concessi all’associazione IdealMente, con la quale Sanjust intratteneva rapporti di natura privatistica». Per i giudici si tratta di «una condotta spregiudicata con volontà di occultamento».
E se sul banchetto di nozze ogni particolare è noto (a inchiodare Sanjust è stata l’imprenditrice Paola Giuntelli che gli organizzò la festa al Bastione Saint Remy di Cagliari), nulla si sapeva del legame tra il pidiellino e IdealMente, presieduta da Omar Marras. Ma agli atti della Procura c’è perfino «un bonifico bancario firmato da Diana quando non era più capogruppo» e usato per i convegni dell’associazione, di cui «non risulta in alcun modo documentato l’effettivo svolgimento delle attività», ha scritto nell’ordinanza di carcerazione il gip Giampaolo Casula.
Quel bonifico, datato 1° agosto 2012, è di 10mila euro: è l’ultimo erogato a Idealmente. Ma oltre i presunti falsi convegni, a unire Sanjust e l’associazione è pure «un contratto di sub-locazione gratuita» che il presidente Marras firma con l’onorevole il 21 luglio 2010. In buona sostanza, Sanjust concede in uso a Idealmente un appartamento che il pidiellino, a sua volta, aveva affittato «dall’Aci il 1° giugno 2008, per sei anni e un canone di locazione (annuo) di 18mila euro». Nel contratto con IdealMente si legge che Sanjust si riserva l’utilizzo di una stanza.
In Procura, quindi, hanno fatto i conti: «I costi di quell’affitto ricadevano sul gruppo del Pdl», visti «i pagamenti in favore di Marras». Non solo: «Idealmente, tra il 23 marzo 2011 e il 31 luglio 2012, ha ricevuto 27mila euro», a fronte di «un contratto di locazione da 18mila». Nell’ordinanza di carcerazione il gip aveva annotato anche un ultimo particolare: «Nella causale di quattro fatture emesse da IdealMente e intestate al Pdl, figura la voce “utilizzo sala”», ma non si capisce «il motivo per cui il Gruppo consiliare dovesse pagare, con risorse pubbliche, l’affitto di un locale di cui l’associazione già ne disponeva, in quanto le era stato consesso gratuitamente dal consigliere Sanjust».
Alessandra Carta