La Rete sarda in difesa della sanità pubblica annuncia che proseguirà la battaglia contro il riordino della rete ospedaliera varata oggi dal Consiglio regionale. Ma si muovono anche i sindacati: Cgil, Cisl e Uil puntano il dito contro la riforma che “ha già inciso negativamente sui livelli occupazionali del settore privato”. L’effetto più immediato, dicono le sigle, è “la perdita di decine di posti di lavoro a seguito della chiusura dei punti nascita nelle due case di cura cagliaritane, Villa Elena e Sant’Anna, nonostante le rassicurazioni dell’assessore che pubblicamente aveva garantito che non si sarebbe perso neppure un posto”.
“In Consiglio regionale – torna ad attaccare Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete – si è consumato il grande misfatto in materia sanitaria. Con il voto il piano di riordino della rete ospedaliera sarda istituzionalizza di fatto i pesanti tagli da tempo in corso in tutti gli ospedali dell’Isola. Con quest’atto la maggioranza di centro sinistra, con il sostegno dei sovranisti del PdS che hanno barattato il voto apertamente e senza scrupoli a favore della riforma sanitaria con la futura Agenzia sarda delle Entrate, firma una triste pagina della storia della nostra Autonomia”.
Critici anche i segretari territoriali di Cagliari della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, Giuseppe Orrù, Alessandro Floris e Guido Sarritzu. “La Sanità privata vive una situazione di concreta paralisi e altrettanta incertezza dovuta a ritardi e a una inadeguata programmazione – denunciano – Il tanto sbandierato efficientamento della sanità non si può concretizzare con tagli lineari e con una politica economicistica, dimenticando per strada i lavoratori. In questo quadro di incertezza, il Mater Olbia rischia di penalizzare ulteriormente gli erogatori privati. Una struttura che doveva nascere per fornire servizi di alta qualità e per la quale ad oggi non risulta attivata alcuna procedura di accreditamento presso gli uffici dell’assessorato”.