A parole una cosa, nei fatti l’esatto contrario. In Regione si parla di spending review e il governatore Ugo Cappellacci non perde occasione per evidenziare l’esigenza di contenimento delle spese, in tempi di vacche più che magre: moribonde. Poi però capita che l’ultima infornata di dirigenti regionali – nomine a discrezione del governatore – smentisca gli appelli alla morigeratezza e all’oculatezza in materia di spesa pubblica. E infatti l’opposizione, viste le ultime investiture, è scesa sul piede di guerra.
Nel mirino dei consiglieri di Pd e Sel-Sardigna Libera Daniele Cocco, Giampaolo Diana, Carlo Sechi, Giorgio Cugusi e Claudia Zuncheddu – che in merito hanno presentato un’interpellanza al governatore e all’assessore al Personale Mario Floris – sono finiti alcuni notissimi nomi dell’alta burocrazia targata Pdl, area Emilio Floris.
I tagli alle spese? Possono aspettare
Si comincia con Francesco Cicero, nuovo dg della direzione per la Comunicazione, settore di diretta emanazione della presidenza della Regione dal quale dipende anche il servizio ‘Trasparenza’. Cappellacci così riunisce anche in ambito professionale una coppia già legata nel privato, visto che Cicero è il marito di Ada Lai, capo di gabinetto del presidente. Il professionista è andato in pensione qualche tempo fa e subito dopo lo stesso Cappellacci lo aveva nominato commissario straordinario ad Arzachena prima e Palau dopo.
Secondo le opposizioni, l’incarico assegnato a Cicero “implica una connotazione di terzietà, principio che viene meno per il grado di parentela primaria del dirigente con il Capo di gabinetto del Presidente della Regione”.
Parenti in Regione non risulta averne l’ex dirigente (in pensione) del comune di Cagliari Gerolamo “Mimmo” Solina, ai vertici del municipio quando la poltrona di sindaco era occupata da Emilio Floris e ora nuovo direttore generale dell’assessorato agli Enti locali e Urbanistica guidato da Nicolò Rassu. Solina però rientra di diritto nella schiera dei dirigenti esterni.
Ma che succede quando un’amministrazione pubblica (ri)chiama in servizio un dirigente esterno e per di più in pensione? Per le casse regionali l’esborso aumenta notevolmente. Di norma infatti i contratti stipulati con tali esperti comprendono una serie di clausole che li tutelano nel caso, ad esempio, di rescissione anticipata del contratto. Col rischio concreto che la Regione si trovi, nell’immediato futuro, a dover corrispondere due stipendi: il primo – come ‘penale’ – al dirigente sollevato dall’incarico, il secondo – come stipendio – al professionista che l’ha sostituito. Inoltre, non è inusuale che il contratto degli esterni comprenda una serie di benefit – per lo più economici – di norma non previsti in caso di promozione di un dirigente interno. È il caso di Cicero e Solina? Non si sa, anche perché i contratti, di natura pressoché privatistica e fiduciaria, non si conoscono.
Un paradosso – e un inutile spreco di soldi – sottolineato anche dalla Cisl. “La Giunta regionale – scrive il segretario Davide Paderi – non disdegna di fare operazioni poco virtuose e di spesa inutile in questo momento drammatico, nuove nomine di dirigenti e direttori generali esterni, mortificando le risorse interne e pagando due volte una funzione”.
Finita qui? Macché. Un altro nome importante comparso nel giro di valzer delle poltrone regionali è quello di Gabriele Asunis, già assessore agli Enti locali nella prima giunta Cappellacci, poi passato per la direzione della Programmazione unitaria e ora fresco di nomina alla direzione generale dell’assessorato ai Trasporti. E anch’egli, come Cicero e Solina, esterno all’amministrazione e in pensione.
Professionalità mortificate
Ma perché rivolgersi all’esterno quando nell’organico dell’amministrazione regionale sono presenti figure di comprovata e qualificata esperienza? E non si parla solo di opportunità politica, visti i tempi: in merito le disposizioni legislative non mancano. Semplicemente non sono rispettate. Il già citato decreto Monti sulla spending review specifica, come si ribadisce nell’interpellanza, che è possibile richiamare in servizio “dirigenti già in regime di pensione solo se effettivamente necessari per carattere di eccezionalità e urgenza”. Al contrario, con le nomine di Cicero, Solina e Asunis si crea “un aggravio non ammissibile alle già dissestate finanze regionali”, scrivono i consigliri di Pd e Sel-Sardigna Libera.
Il caso Cicero
Eppure, all’interno dell’amministrazione regionale le professionalità pare non manchino. Lo conferma ad esempio il consigliere regionale del Psd’Az Paolo Maninchedda. Che sul suo blog, “Sardegna e libertà”, punta dritto contro l’affidamento a Cicero di una direzione generale – la ‘Comunicazione della Presidenza’ – che presiederà il servizio Comunicazione e trasparenza. Ora, riepilogando: la direzione non esisteva e Cappellacci l’ha creata ad hoc. Il servizio però c’era eccome: l’ha pensato, realizzato e gestito uno dei pochi dirigenti che negli ultimi anni ha goduto di una stima – a ragione – bipartisan: Michela Melis. “Una persona integerrima, una persona seria, con valori, con dignità, con un fortissimo senso del lavoro, rispettata da tutti i passati presidenti della Regione”, scrive Maninchedda. Che aggiunge: “Le è stato preferito il dott. Cicero, marito dell’attuale capo di gabinetto del Presidente della Giunta, Ada Lai. La Giunta poteva farlo? Sì, poteva farlo, ma ha fatto una cosa sbagliata. Perché negare ad una persona capace – a cui il sistema delle istituzioni deve tantissimo – il naturale esito di una carriera seria di devozione alle istituzioni e quindi ai cittadini, è una cosa ingiusta anche quando viene realizzata rispettando tutti i codicilli della legge”. Codicilli.
D’altronde, come Sardinia Post aveva ipotizzato, il maldestro ‘rimpasto’ di giunta risolto con il solo benservito all’ex alleato Giorgio La Spisa e l’ingresso di Mariano Contu, altro obiettivo non aveva se non dare il via al famoso valzer di poltrone delle direzioni generali, nell’ottica di un apparato amministrativo contiguo alla parte politica, ovvero giunta e presidente.
La controffensiva dell’opposizione
Cosa chiedono i firmatari dell’interpellanza? In primis, una cosa molto semplice: perché dirigenti esterni? Poi c’è il caso Cicero. Per scegliere a chi affidare la poltrona di direttore generale, tempo fa l’esecutivo aveva chiesto ai dirigenti interni di presentare una manifestazione di interesse con allegato curriculum. Oggi i consiglieri di opposizione pongono un semplice interrogativo: che fine ha fatto quella procedura? Ovvero: perché prima si chiede agli interni di presentare la candidatura e poi si preferisce affidare l’incarico a un esterno? E il contratto con Francesco Cicero è stato firmato o no? Perché in caso contrario, Pd e Sel-Sardigna Libera chiedono alla giunta di tornare sui propri passi e revocare tutti gli atti firmati finora.
Pablo Sole