Quattro donne su 60. Dovrebbe chiudersi così, al 6,6 per cento, la rappresentanza femminile in Consiglio regionale, mentre sui nuovi eletti si attende l’ufficialità. Di certo, dalle urne di queste Regionali vengono fuori due curiosità: la prima è che l’astensionismo è femmina; la seconda è che in Sardegna le donne non votano le donne.
È scritto nei numeri l’equilibrio fragile tra politica, preferenze e rappresentanza femminile. Infatti: nell’Isola le aventi diritto al voto erano 754.489 contro i 724.795 uomini. Eppure, alle urne si sono presentate 386.790 donne (51,26 per cento) contro i 388.140 elettori maschi (53,55 per cento). Di più: considerato che la media regionale dei votanti è stata del 52,34 per cento, gli uomini risultano essere sopra la soglia, le donne sotto. Di qui la prima conclusione: l’astensionismo è femmina.
Quanto alle elette, tre siederanno sui banchi della maggioranza, una all’opposizione. Dalla lista del Pd sono entrate in Consiglio Daniela Forma (Nuoro) e Rosella Pinna (Medio Campidano), col Centro democratico è arrivata in Aula Anna Maria Busia, sulla quale si attende adesso l’ok dalla commissione elettorale. La bandiera femminile del centrodestra la porterà invece l’azzurra Alessandra Zedda, assessore uscente alla Programmazione.
A conti fatti, domenica è stata eletta una donna ogni 96.697,5 votanti femmine, e un consigliere maschio ogni 6.692,07 votanti uomini. E questa è la prova che in Sardegna non solo esistono preferenze date per appartenenze di genere, ma le donne, appunto, non votano le donne.
Al. Car.