Quando nel 2001 l’Air-gun bombardò (nel silenzio) il Mar di Sardegna

Le cannonate ad aria compressa conosciute con il nome di Air-gun sono già state sparate nel Mar di Sardegna. A premere il grilletto è stata la norvegese Ngs – Topec, come rivela un documento della stessa società, nel corso di una campagna di prospezione dei fondali marini – finora avvolta nel silenzio – a largo della costa occidentale dell’Isola realizzata nel 2001. La Ngs Topec vorrebbe oggi utilizzare l’Air-gun nella stessa area studiata circa 14 anni fa. L’obiettivo è sempre lo stesso: individuare la presenza nei fondali sottomarini di giacimenti di idrocarburi. E vendere i dati elaborati agli operatori del settore Oil&gas.

Sta di fatto che il progetto della Ngs Topec –  sottoposto a valutazione d’impatto ambientale nazionale –  desta non poche perplessità, come dimostra la corposa richiesta di integrazione documentale presentata alla società dai tecnici del ministero dell’Ambiente lo scorso 4 agosto. La risposta dei norvegesi, arrivata il 16 settembre, non chiarisce però tutti i dubbi formulati dalla Commissione ministeriale.

Bombe nel Mar di Sardegna

Le bombe ad aria compressa sono già state esplose nel mar di Sardegna tra l’ottobre e il dicembre 2001, quando la nave Mv Zephir 1 ha azionato gli air gun al largo della costa ovest dell’Isola. Ampissimo il tratto di mare interessato dai sondaggi: i documenti mostrano con precisione il percorso effettuato dalla nave, che si è mossa lungo cinque direttrici oblique che coprono la quasi totalità del Mar di Sardegna, da Stintino a Calasetta e più a sud ancora, per un totale di 931 km passati al setaccio tramite spari ripetuti. Difficile risalire al soggetto che ha rilasciato le autorizzazioni: tra i vecchi provvedimenti di valutazione d’impatto ambientale depositati presso il Ministero dell’Ambiente non ce n’è traccia. E non è neanche dato sapere se una valutazione d’impatto ambientale sia stata effettuata.

Il procedimento oggi in corso

Nei mesi scorsi, il ministero dell’Ambiente ha intrattenuto un significativo carteggio con la Ngs – Topec proprio sull’utilizzo dell’Air-gun, tecnica considerata alla stregua di un reato ambientale nella prima bozza del ddl sugli ecoreati. E “depenalizzata” nel testo approvato alla Camera  in seguito a una fronda bipartisan che ha unito la maggioranza del Pd, Alleanza popolare, Scelta civica e Forza Italia.

Lo scorso agosto il ministero dell’Ambiente ha invitato la società norvegese a precisare i risultati relativi ai dati di precedenti campagne sismiche (quella del 2001), per valutare la possibilità di non ricorrere all’Air gun. In altri termini, il ministero ha fatto proprie le osservazioni della Regione Sardegna, secondo la quale “la Ngs Topec non rappresenta in modo chiaro i risultati delle analisi dei dati oggi disponibili”. Degna di nota la risposta della società: “I risultati di una parziale rielaborazione dei dati sono stati integrati in una tesi di laurea presentata da una dottoressa (la ragazza ha dunque superato l’esame di laurea, ndr.) dell’Università di Trieste che sarà trasmessa previa autorizzazione dell’Ateneo”. “Sulle tesi di laurea vige il diritto d’autore”, prosegue la società quaranta giorni dopo la missiva ministeriale.

Non solo: alla richiesta del ministero di ampliare a 20 miglia nautiche le distanza tra una linea di navigazione – acquisizione dati e l’altra per favorire la fuga dei cetacei (particolarmente sensibili alle bombe ad aria compressa), la società risponde che una simile spaziatura comprometterebbe gli esiti della ricerca, specificando che a queste condizione si riserva di non procedere ulteriormente.

Il ministero chiede, inoltre, una valutazione complessiva degli impatti cumulativi dell’Air-gun sulla fauna marina, anche perché attività similari potrebbero essere attivate in concomitanza, oltre che nelle acque nazionali (dove insiste la richiesta ri-presentata dalla Schlumberger Italiana), anche al di là della piattaforma continentale italiana. Le richieste di chiarimento riguardano anche “la stesura di una relazione d’incidenza sui siti appartenenti alla Rete natura 2000, per appurare  in maniera obiettiva ed inequivoca l’esclusione o meno, di effetti significativi sugli obiettivi di conservazione”.

Dal diritto d’autore al diritto alla riservatezza

Sull’accesso alla documentazione depositata dalla Ngs – Topec nell’ambito della valutazione d’impatto ambientale è scoppiato di recente un caso di cui dà notizia la testata Bentos.it. La TGS si è, infatti, opposta a una richiesta inoltrata dal comitato No Trivelle di Bosa, che lo scorso fine settimana ha riunito la popolazione in un’assemblea per fare il punto sulla situazione.  Il no è stato motivato con il “diritto alla riservatezza”. Paul Chandler, dell’area Multi-Client Project Services della TGS ha anche precisato che “l’istanza di accesso alla documentazione è esercitabile solo da chiunque abbia un interesse diretto, concreto e attuale  collegato alle informazioni”.

Partita aperta, ma intanto arriva il sì del ministero delle Infrastrutture

Nel complesso, troppo poco per fare previsioni, ma abbastanza per dire che la partita è aperta: tra una regione molto critica, un ministero scettico, quello dell’Ambiente, un governo più che propenso e un’altra società in lizza per le prospezioni (la Schlumberger Italiana), spunta un altro dicasterso, quello delle Infrastrutture, che ha rilasciato un nulla osta con prescrizioni l’8 maggio scorso, un mese dopo l’insediamento dell’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Del Rio (Pd) sullo scranno che fu di Maurizio Lupi (Ncd).

Piero Loi
@piero_loi on Twitter

LEGGI ANCHE: Il no della Regione al piano Tgs Nopec: “Danni economici non quantificabili”

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