Appena due pagine, ma dagli effetti dirompenti. Il primo e più lampante: una rivoluzione copernicana nel sistema dei monitoraggi e dei controlli nei poligoni militari. Peccato che da ventiquattr’ore quelle due pagine, individuate nel freddo gergo burocratico come ‘emendamento 7.0.2001’, anziché essere integrate in una legge dello Stato, si siano dissolte. Andando con ordine: il 10 novembre scorso in Senato si discute sulla conversione del decreto legge 148 del 16 ottobre 2017 (Disposizioni urgenti in materia finanziaria), con il Ddl 2942. Il parlamentare del Pd Silvio Lai presenta un emendamento al Ddl, il 7.0.2001 appunto, che prevede (guarda) diverse novità in materia di gestione e monitoraggio dei poligoni militari. Si prevede ad esempio l’annotazione, nei registri delle attività a fuoco, delle armi e del munizionamento utilizzato, data dell’esercitazione, luogo di partenza e arrivo dei proiettili e i registri dovranno essere conservati per almeno dieci anni. Si impone, sotto la responsabilità del Comandante del poligono, l’avvio delle operazioni di bonifica entro 30 giorni dall’esercitazione e viene prescritta la redazione di un piano di monitoraggio permanente “sulle componenti di tutte le matrici ambientali in relazione alle attività svolte nel poligono” ma anche nelle zone limitrofe. E ancora: ogni sei mesi, i militari hanno il compito di preparare un documento con tutte le informazioni del caso “rilevanti ai fini della tutela dell’ambiente e della salute” che poi deve essere inviato alla Regione, all’Arpa e ai Comuni del territorio. Si prevede poi l’istituzione di un “Osservatorio ambientale regionale sui poligoni militari” al quale, entro trenta giorni, il Comandante del poligono deve dar conto delle attività svolte e vengono coinvolti i ministeri della Difesa e dell’Ambiente.
Si tratta di un documento dirompente, tanto da essere apprezzato anche da un collega di Lai, il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Cotti, che propone una serie di modifiche (tecnicamente si tratta di un subemendamento, guarda) a partire dall’annotazione, in un atto a parte, “dei nominativi dei militari che hanno partecipato” alle attività a fuoco. “Gli elenchi – proponeva Cotti – sono conservati per almeno 20 anni e per eventuali verifiche in caso di insorgenza di patologie tra i militari”.
Insomma, i giochi sembravano chiusi. Fino al colpo di scena: nella tarda serata del 14 novembre, quattro giorni dopo aver presentato l’emendamento, Lai decide di ritirarlo e così, in automatico, non si va nemmeno a discutere il subemendamento firmato da Roberto Cotti. Cosa è successo? Perché Lai ha deciso di fare un passo indietro e ritirare l’emendamento? Lo spiega il senatore sassarese, raggiunto telefonicamente nella mattinata di oggi: “Il documento prevedeva il coinvolgimento dei ministeri dell’Ambiente e della Difesa. Quindi si è posto il problema della copertura finanziaria in relazione ai nuovi compiti introdotti dall’emendamento. Lavoriamo ora per integrare questo aspetto e discutere la proposta, con molta probabilità, con la Finanziaria (discussione fissata al 27 novembre, ndr). Sarebbe stata una piccola rivoluzione, ma è solo rimandata”.
Pablo Sole