Poligoni militari, Claudia Zuncheddu: “Lo stato italiano non intende smontarli e prende tempo”

«Lo Stato italiano non intende smilitarizzare i tre poligoni in Sardegna. Il poligono di Quirra è al centro di strategie di affari internazionali, mediati dallo Stato che subappalta, dove chiunque può sperimentare ciò che vuole, basta un’autocertificazione». Lo ha affermato l’ex-consigliera regionale Claudia Zuncheddu, segretaria del movimento Sardigna Libera.

«Lo Stato – spiega Zuncheddu – ignora e lascia irrisolto il problema delle bonifiche. In oltre 50 anni di esercitazioni è intuibile la concentrazione di proiettili che possono essersi conficcati nel sottoterra inquinando con la dissoluzione dell’ossido il terreno e le falde acquifere. Lo Stato nega e tace di fronte all’evidenza. Emblematica la foto del cartello militare, pubblicata da L’Unione Sarda oltre 10 anni fa indicante: “Attenzione – residui radioattivi”. All’indomani il cartello fu rimosso e con esso anche il problema».

«È necessario avviare le bonifiche – continua Zuncheddu – secondo le linee guida dei protocolli americani. Per la decontaminazione del Poligono di Quirra, secondo gli studi statunitensi riferibili alle bonifiche in corso nel sito militare di Vieques in Portorico (1/3 di estensione rispetto a Quirra), non bastano 600 milioni di euro e 30 anni di intenso e delicato lavoro. Cifre ben superiori ai 75 milioni promessi dallo Stato e destinati a 13 poligoni italiani, compresi i tre sardi».

«Volutamente si confonde l’intervento di rimozione in superficie di ordigni inesplosi con la bonifica reale, che prevede la rimozione della terra sino a due metri di profondità, per circa 14 mila ettari di territorio interessato dalle esercitazioni. In tali profondità possono essersi conficcati anche ordigni inesplosi. Le tecniche di bonifica certificate – conclude Zuncheddu – prevedono che le montagne di terra rimossa vadano lavate e l’acqua del lavaggio venga poi conservata in appositi cassoni metallici».

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