Da quattro giorni fanno lo sciopero della fame bevendo solo acqua, Davide Ferreli e Salvatore Acampora, rispettivamente sindaco e vice sindaco di Lanusei, difendono in questo modo l’ospedale Santa Maria Mercede del capoluogo ogliastrino, contro la proposta di riforma della rete ospedaliera della Regione, che a loro dire, declasserebbe la struttura di base non più di primo livello, l’unica realtà sanitaria nell’area.
“Andremo fino in fondo – assicurano i due amministratori – e non smetteremo finché dall’assessore regionale Arru e dal presidente Pigliaru non arriverà un segnale, possibilmente un documento scritto nero su bianco”. Oggi Ferreli e Accampora si sono sottoposti alla prima visita medica in ospedale: i medici hanno accertato che i parametri sono ancora nella media nonostante il prolungato digiuno. “Abbiamo voluto fare un gesto eclatante affinché la Giunta regionale che dovrà trattare la riorganizzazione della rete ospedaliera in Sardegna tra una decina di giorni, accolga le richieste dell’Ogliastra in materia di sanità – hanno spiegato -. Questo è un territorio disagiato e allora il nostro appello alla Regione: non ci si può riempire la bocca parlando di zone interne senza che ci siano azioni concrete per impedire lo spopolamento. Se si vuole che la gente resti, bisogna lasciare i presidi di sanità, scuola e giustizia. I servizi che noi chiediamo per la sanità sono quelli che si avvicinano all’ospedale di primo livello e non all’ospedale di base come vorrebbe la riforma. Se noi ora dicessimo di sì a questa soluzione, domani smantelleranno altri pezzi del nostro piccolo sistema sanitario fino a farlo morire del tutto. Dalla Regione ci dicono che continueremo ad avere i servizi che abbiamo, ma se non vogliono prenderci in giro scrivano in delibera tutto ciò che noi chiediamo. Le parole e le promesse sono cosa diversa dalla legge scritta. Dall’assessore della Sanità o dal Presidente attendiamo un messaggio. Solo così interromperemo lo sciopero della fame”.