A Sassari il dibattito sul titolo di città metropolitana si fa sempre più incalzante. Nei giorni scorsi il primo cittadino Nicola Sanna ha chiamato a raccolta tutti i sindaci del territorio per un’iniziativa comune. E in calendario per i prossimi giorni ci sono altri incontri pubblici, tutti sullo stesso tema. Omar Chessa, docente di diritto costituzionale all’Università di Sassari, è stato uno dei protagonisti di un convegno che si è svolto a inizio novembre, dal titolo eloquente: “La città metropolitana del Nord Sardegna: ragioni di una scelta strategica” . Gli abbiamo chiesto un parere tecnico sul tema.
Professore, il dibattito sulla città metropolitana sta diventando il principale tema della politica regionale. A Cagliari le rivendicazioni di Sassari sembrano una nuova forma di campanilismo, a Sassari invece si parla di “simmetria”. Qual è il suo parere?
“Se la discussione si incanala nell’alternativa che è emersa nel dibattito politico-giornalistico non si fa molta strada. I termini della questione non sono né l’orgoglio campanilistico né un’esigenza astratta di “simmetria”. Bisogna prima di tutto sapere di cosa si sta parlando e quale sia la reale portata di queste riforme. La città metropolitana è il nuovo ente locale di area vasta disegnato dalla legge nazionale Delrio. È un concetto giuridico e non va perciò confuso con l’area metropolitana, che è invece un concetto delle scienze urbanistiche, demografiche, socio-economiche, ecc. E difatti per la Delrio il territorio della città metropolitana deve coincidere con quello della preesistente provincia, a prescindere dal fatto che questa abbia una tessuto urbano continuo e le caratteristiche che in genere sono possedute dalle aree metropolitane. Lo prova il fatto che delle nove città metropolitane istituite dalla Delrio solo un paio possono forse assimilarsi a quelle che negli altri Paesi vengono intese come aree metropolitane in senso proprio. Insomma, da un lato il legislatore nazionale annuncia la scomparsa futura delle province, ma dall’altro decide che in alcuni territori e per le comunità lì stanziate debba ancora sussistere un ente intermedio che ha grosso modo le caratteristiche della vecchia provincia, con tutti i vantaggi che ne discendono per la rappresentanza dei territori e con riguardo alle risorse di vario tipo che questo inquadramento può attrarre”.
Quali sono i punti di forza di Sassari e del suo territorio? Quali invece i punti di debolezza?
“In base a questa prospettiva non è utile fare la ricognizione dei “punti di forza e di debolezza” di Sassari, per poi decidere di accordare o negare la città metropolitana secondo che prevalgano i primi o i secondi. Possiamo anche fare quest’esercizio valutativo e dire che la vecchia provincia di Sassari, comprensiva della Gallura, ha due aeroporti, un’università, un numero di abitanti non molto inferiore alla provincia cagliaritana, due camere di commercio, tribunali e corti d’appello, prefettura, distretti industriali tra i più importanti in Sardegna. Tuttavia dobbiamo porci un’altra domanda: e cioè, posto che questa realtà complessa del Nord Sardegna è attualmente in declino, dobbiamo assecondare questa fase declinante, favorendo una ulteriore concentrazione di risorse a favore di chi è già il più ricco e “infrastrutturato”; oppure dobbiamo ripensare l’impianto complessivo del ddl Erriu, per adottare soluzioni istituzionali che valorizzino le realtà locali sarde nel loro complesso?”.
La nascita delle città metropolitane è legata con il superamento delle Province. È solo una questione di geografia?
“Dico subito che non condivido l’impianto della Delrio, perché credo che la differenziazione istituzionale tra comunità territoriali diverse sia giustificata solo per colmare svantaggi strutturali di tipo socio-economico, geografico; invece in questo modo si attribuiscono vantaggi competitivi a comunità territoriali che già sono più forti delle altre. Tuttavia questo è il quadro dentro il quale dobbiamo muoverci, volenti o nolenti. Cioè, dobbiamo prendere atto che la città metropolitana è lo strumento istituzionale che il legislatore nazionale si è inventato per rendere più competitivi alcuni territori, fornendo loro gambe più forti. Il punto, allora, è se solo la preesistente provincia di Cagliari debba sopravvivere nelle nuove forme della città metropolitana e godere dei relativi vantaggi istituzionali ed economici, con quel che ne può conseguire per le altre comunità territoriali dell’Isola. Se infatti si accelera il processo di concentrazione delle risorse e delle opportunità in un solo territorio, il resto si depauperizza. E invece la Sardegna ha bisogno di uno sviluppo equilibrato, che coinvolta tutte le sue articolazioni territoriali”.
Può spiegare le conseguenze di questo discorso sul piano politico?
“Nel Delrio non c’è nulla che, sul piano della praticabilità giuridico-costituzionale, impedisca l’istituzione di più di una città metropolitana in Sardegna. Ho rimarcato più volte che la scelta operata dalla giunta regionale di prevederne solo una non è una scelta obbligata dal diritto vigente, ma è una decisione politica che attiene alla futura distribuzione delle risorse e delle opportunità tra i vari territori dell’Isola: insomma, ho voluto sgombrare il tavolo dai finti problemi e dai falsi vincoli, per riportare il dibattito nel binario corretto, riassumibile nella domanda: c’è in Sardegna un problema di scarsa rappresentatività politico-istituzionale di alcune comunità territoriali nonché un problema distributivo che penalizza chi è debole e avvantaggia chi è forte?”.
Michele Spanu
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