Niente da fare. La legge burka resta così com’è: la doppia preferenza di genere approda di nuovo in Aula, portata dai Riformatori, e incassa la seconda bocciatura. Sempre con voto segreto, chiesto ancora da Mario Diana (Sardegna è già domani). Scontata invece l’abrogazione dell’articolo che impediva a un governatore dimissionario di ricandidarsi, il cosiddetto emendamento Cappellacci contro il quale era scattata l’impugnazione da parte del Governo nazionale, per incostituzionalità.
BOCCIATURA BIS. Dunque, la doppia preferenza di genere viene di nuovo affondata dal Consiglio regionale, senza neanche aprire la discussione. Perché l’ex pidiellino Diana ha chiesto il voto segreto, per far scattare la decadenza sugli emendamenti da discutere, compreso quello sulla rappresentanza femminile. Così hanno deciso 45 consiglieri regionali, contro i 21 contrari.
IL GOVERNATORE. Durissima la reazione di Ugo Cappellacci: “Abbiamo sprecato un’opportunità: aver perso quest’occasione è molto triste. Si trattava di fare passi avanti concreti in una società, e l’Italia è ancora molto indietro, che è ancora chiusa in questo percorso”.
I RIFORMATORI. In Aula sono stati i Riformatori a presentare l’emendamento per reintrodurre la doppia preferenza. Per il liberal democratici ha parlato Franco Meloni: “Occorre porre rimedio all’errore fatto l’altra volta: si voti uno degli emendamenti per uscire dal ridicolo“.
ARTICOLO ANTI-CAPPELLACCI. L’incandidabilità del governatore dimissionario è stata spazzata via senza problemi, come previsto, visto che per via di questo articolo la legge elettorale era stata dichiarata incostituzionale dal Governo. Tuttavia, a fronte di 60 “sì”, si sono contati cinque contrari e sette astenuti.
GRUPPO MISTO. Indignato l’ex Idv Adriano Salis che si è detto pronto “a sostenere il referendum per non confermare l’intera legge elettorale, compresa la doppia preferenza”.
LA SCHERMAGLIA. In Consiglio regionale, insieme all’emendamento sulla rappresentanza femminile non si è discusso nemmeno quello sull’azzeramento degli sbarramenti. Tanto che si è aperto un caso sul voto segreto. Mario Bruno (Pd) ha ufficialmente chiesto che “nella prossima riunione dell’ufficio di presidenza si possa discutere dell’abolizione di questa modalità di voto”. Gli ha replicato Mario Diana: “Durante le sedute dell’ufficio di presidenza nessuno di voi si è mai alzato a chiedere la modifica, lo state facendo oggi per la prima volta. E se porterete in Aula una proposta del genere, chiederò il voto segreto. Certo è che non permetteremo più nominate o nominati in quest’Aula, non voteremo più con la vecchia legge”. Così in riferimento al listino cancellato già da fine giugno.
GIAMPAOLO DIANA. Intanto cominciano ad arrivare reazioni alla bocciatura delle doppia preferenza di genere. “La maggioranza – tuona il capogruppo Pd in Consiglio regionale – ha perso un’altra occasione per dotare la Sardegna di una moderna legge elettorale e all’avanguardia grazie alla pari rappresentanza di genere“. Quindi la sottolineatura: “Se la legge approvata oggi sarà sottoposta a referendum sarò il primo a firmare”. Diana aggiunge: “Se oggi a governare fosse il centrosinistra, da quest’Aula sarebbe venuta fuori una legge certamente migliore. Noi l’abbiamo votato perché intanto è stato cancellato il listino dei nominati”.
APPELLO DELLA BARRACCIU. Un po’ prima delle 19, Francesca Barracciu si affida a Facebook per lanciare la sua proposta. “Penso che il centrosinistra sardo debba avere coraggio e dignità e far vedere quanto è diverso da Cappellacci e dai suoi fedelissimi. E penso che lo debba fare oggi più che mai. Per questo chiedo a Gianfranco Ganau, Roberto Deriu, Andrea Murgia, Simone Atzeni, Maurizio Piras di prendere un impegno pubblico, tutti insieme, e di prenderlo nel programma: chiunque vinca le Primarie lavorerà con il prossimo Consiglio regionale per introdurre la doppia preferenza di genere entro i primi 100 giorni di governo e farà una giunta paritaria“.
LA DEPUTATA. Nel dibattito sulla doppia preferenza bocciata s’inserisce anche il deputato Caterina Pes. “Il voto di questa mattina rappresenta ancora un’occasione mancata per la realizzazione anche in Sardegna di una reale democrazia paritaria. Mi auguro che si ponga fine alla farsa del voto segreto su queste questioni e che ciascuno abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità di fronte ai propri elettori”.
L’INDIPENDENTISTA. Non è più morbida Claudia Zuncheddu, leader di “Sardigna libera“. Che dice: “Appare palese il tentativo di far cadere nel dimenticatoio il punto politicamente più doloroso di tutta la legge elettorale sarda, da me già definito imboscata da muretto a secco, cioè del diritto alla rappresentanza di genere all’interno del Consiglio”. La Zuncheddu aggiunge: “Nelle scorse settimane abbiamo letto sulla stampa dichiarazioni da lacrime di coccodrillo, ma poi nella perfetta e collaudata logica bipartisan ecco rispuntate le lobby elettorali e gli interessi dei prinzipales che sostengono e nutrono questa classe politica”. (al. car.)
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