Il “canone Regione”: ogni sardo paga 166,7 euro l’anno alla burocrazia

Un mostro che uccide l’efficienza. Il personale dell’ente costa 166,7 euro ad ogni sardo. Una cifra monstre che è superata solo dalla irraggiungibile Sicilia, secondo uno studio del Sole24Ore su dati Istat.

Un mostro che uccide l’efficienza. Quel “ragno velenoso” – come definito da Angelo Panebianco in un recente articolo sul Corriere della Sera – che intrappola il sistema politico e rende impossibile intervenire. La burocrazia delle Regioni è una delle metastasi del cancro che sta divorando il sistema Italia. Ma accanto alle tecnocrazie locali ci sono tutti quei dipendenti pubblici che entrano sotto la voce “Personale” e che rappresentano il simbolo – spesso, non sempre – di incapacità amministrativa, ma che soprattutto rappresentano una voce iperdimensionata nei bilanci regionali.

Secondo l’ultima elaborazione svolta dal Sole 24Ore nei giorni scorsi, sulla base dei dati Istat, risulta che la Sardegna sia esempio di spesa ipertrofica per il personale pubblico della Regione. Il personale dell’ente costa 166,7 euro ad ogni sardo. Una cifra monstre che è superata solo dalla irraggiungibile Sicilia, che si piazza al primo posto per i costi degli organici regionali con 216,7 euro per abitante. La macchina amministrativa costa, si diceva un tempo nella vulgata comune per giustificare queste spese. Il problema è quello dell’efficienza, di costi altissimi in rapporto ai risultati conseguiti. Come sta la Sardegna da questo punto di vista? Male, malissimo.

Report di Formez e Corte dei Conti: condanna per le spese sul personale e inefficienza della macchina amministrativa. 

Sono anni ormai che la magistratura contabile, nell’annuale report della Corte dei Conti, boccia il comportamento della Regione. La Corte dei conti, per esempio, nell’approvazione del bilancio della Regione per il 2011 aveva messo sotto accusa gli uffici per scarso rendimento. Nel 2011 era stato superato il limite di spesa per i contratti di lavoro a tempo determinato e gli incarichi vari per la Regione e gli enti. Il tetto era di un miliardo e 558 milioni di euro e la spesa era stata di tre volte superiore, pari a 5 miliardi 280 milioni di euro, rispetto a quella di riferimento del 2009.

Aumenta il costo del personale.

Anche secondo la Corte dei Conti è in aumento il costo del personale. La Regione ha 4.109 dipendenti (dei quali 1.335 nel corpo forestale), mentre 3.349 sono quelli che lavorano nei 17 fra enti e agenzie regionali. Troppo alto anche il numero dei Contratti di collaborazione continuativa, (84 nel 2009, 160 nel 2010, 167 nel 2011). La requisitoria del procuratore regionale, Donata Cabras, denunciava che l’Ente Foreste ha toccato livelli di spesa inimmaginabili: ha 6.617 lavoratori a tempo pieno (+1.980 rispetto al 2010), con costi a carico del bilancio regionale per 135 milioni 420mila euro, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati forniti sempre da Istat e ministero dell’Economia emerge come la spesa per il personale sia in continua crescita. Se nel 2010 in Sardegna il costo per abitante della burocrazia era di 148 euro, nel 2012 è arrivata a quasi 167 euro. Un aumento drammatico, senza che i servizi migliorino e le pratiche amministrative si snelliscano. Il motivo di questa crescita è semplice. Assunzioni spesso clientelari, pochi bandi pubblici di selezione: criteri politici che creano costi diretti, in stipendi, e costi indiretti, che spesso risiedono nell’incapacità di coloro che sono cooptati dalla politica e scelti sulla base di conoscenze a svolgere i propri compiti in modo anche solo semplicemente diligente.

Dove intervenire? Come bloccare l’emorragia di risorse? 

La magistratura contabile non ha dubbi: si deve incominciare dal funzionamento degli enti partecipati, dalla limitazione delle consulenze e, fatto scontato, dalla spesa sanitaria, come aveva suggerito la presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Anna Maria Carbone Prosperetti. Un capitolo a parte è quello delle società partecipate della Regione che vanno dalle miniere alle agenzie. La Corte ha denunciato il caso della società in house SardegnaIt, il cui statuto non contempla strumenti e modalità di controllo mentre «le prerogative del socio unico Regione sono state svolte in modo e forma assolutamente discontinue». Sardegna.It racchiude i vari sistemi informatici della Regione, diversificati in base ai diversi assessorati. A Sardegna.It lavorano 122 persone a tempo indeterminato, 16 collaboratori, tre dirigenti con un costo di 6,288 milioni di euro, con un aumento rispetto al 2010 molto consistente (era 5,425 milioni di euro). «Risulta che a fronte di circa cento milioni di contratti per servizi», spiegano i magistrati contabili, «stipulati dal 2006 con la Regione siano seguiti appalti della società all’esterno con formula selettiva attraverso pubblicazioni sul sito istituzionale della società per soli diciassette milioni».

Un’anomalia nazionale. Dopo il “caso” Sicilia, arriva anche la Sardegna.

Intervenire? Una chimera. La politica ha compiuto disastri difficili da riparare. Negli ultimi 20 anni la spesa pubblica è salita vertiginosamente, sulla base di assunzioni clientelari che hanno garantito il consenso a una classe politica che ha mantenuto la sua sopravvivenza affondando i conti pubblici. Chi paga? I cittadini, gli stessi che tacitamente e per convenienza (la gran parte) hanno avallato comportamenti pubblici suicidi e autolesionistici.

Secondo le stime alla fine del 2011 i dipendenti della Regione Sardegna in servizio erano 4.109. Un dato che da solo la poneva già in testa alle Regioni a statuto speciale, dopo la Sicilia, per incremento di personale nel triennio che va dal 2008 al 2010. Secondo un interessante report del Sole 24Ore risulta che la dotazione degli enti strumentali(ex Istituto case popolari, gli enti di diritto allo studio e le tre agenzie agricole, Agris, Argea, Laore) assomma a 2.863, di cui 113 dirigenti. Il costo totale del personale degli enti strumentali è lievitato in un solo anno, dal 2010 al 2011, del 63 per cento. Ed erano (sono) anni di crisi. Dovrebbe finire qui, ma spesso si dimentica che l’ente forestale della Sardegna ha più dipendenti dell’amministrazione regionale: 4.697 a tempo indeterminato, più 1.849 operai a scadenza. In coda ci sono le 29 società in house con 3.751 dipendenti e 284 a tempo parziale con 36 dirigenti, per un esercito di 17.555 dipendenti, senza tener conto dei Co-co-pro che germogliano ovunque e dell’arcipelago sanitario (Arpas, Asl, etc). Solo le 19 partecipate possedute al 100% dalla Regione nel 2011 hanno ricevuto erogazioni per oltre 200 milioni.

Caustica la Corte dei conti: «Non può che destare sconcerto il fatto che da un lato si dispone il divieto di finanziamento delle perdite d’esercizio, dall’altro continuano ad autorizzarsi consistenti assegnazioni finanziarie per coperture di perdite in società interamente partecipate». Non c’è speranza, dunque. A meno che una forza politica non ponga il problema seriamente sul tavolo e ne prospetti non solo soluzioni, ma anche effetti collaterali: una pletora di impiegati, gran parte dei quali assunti senza concorso e sulla base di logiche clientelari, non possono più stare sul groppone dei conti pubblici; ecco dunque che qualsiasi razionalizzazione passa per i licenziamenti. Perdere il lavoro. Senza avere il coraggio di dire questo, la via d’uscita non potrà mai essere imboccata.

Giandomenico Mele

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