Il deposito di rifiuti radioattivi di proprietà della Syndial (Eni) sequestrato ieri nell’area industriale di Porto Torres contiene 7mila tonnellate di rifiuti radioattivi. Ne dà notizia il sindaco di Porto Torres Sean Wheeler (M5s), che spiega anche le ragioni che hanno portato i carabinieri ad apporre i sigilli sul deposito. ” Syndial – spiega Wheeler – non ha mai provveduto a mettere in sicurezza quell’area, nonostante sia stata sollecitata a più riprese nel corso degli anni. L’ultimo, in ordine di tempo, a chiedere l’applicazione delle misure di sicurezza è stato l’ex commissario straordinario Luigi Deligia”, subentrato al posto di Beniamino Scarpa alla guida del comune di Porto Torres lo scorso febbraio. La controllata dell’Eni, sostiene Wheeler, non avrebbe neanche segnalato il deposito delle palte fosfatiche con l’apposita segnaletica.
“Non si può far passare il tempo come se niente fosse, la lavorazione dei fertilizzanti al fosforo si è conclusa nel 1990, venticinque anni fa, mentre quella fabbrica è rimasta in vita appena 17 anni. Questo vuol dire che il tempo necessario a bonificare un’area contaminata è addirittura superiore a quello in cui la fabbrica è rimasta in vita”, conclude il primo cittadino di Porto Torres. Intanto, per la prossima settimana è convocata la Conferenza di servizi cui è demandato il compito di prendere le prime misure atte a mettere in sicurezza l’area.
Nel 2011, le operazioni di bonifica dell’area sembravano imminenti: il progetto presentato dalla Syndial è, infatti, stato approvato in via preliminare dal ministero dell’Ambiente nell’agosto di quell’anno. Per giunta, il 2011 era stato presentato dall’amministrazione comunale di Porto Torres come “l’anno delle bonifiche”.
Nonostante non sia stato mosso un grammo di terra, vale la pena riportare le considerazioni espresse nell’ambito della Conferenza di servizi tenutasi a Roma. Per avere un’idea di quanto delicata sia la vicenda delle palte fosfatiche abbandonate all’interno dell’area industriale di Porto Torres. “Il Progetto operativo di bonifica in esame presenta rilevanti criticità ambientali per la tipologia dei rifiuti stoccati nell’area nonché per la complessità della gestione sanitaria degli addetti agli interventi previsti”, sottolineava nel 2011 il rappresentante del ministero Mario Lupo. Dello stesso avviso era la Regione, che in una comunicazione indirizzata al ministero precisa che “occorre prestare particolare attenzione alle acque di lavaggio, che una volta impiegate devono essere sottoposte ad analisi per verificare la contaminazione da radionuclidi”. Questo significa che qualsiasi cosa fosse entrata in contatto con la palte fosfatiche, si sarebbe traformata immediatamente in un rifiuto da smaltire in strutture apposite.
Naturalmente, al tempo, era viva la preoccupazione anche per le popolazioni residenti ai confini dell’area industriale, “tanto che la regione faceva presente la necessità di campionare continuamente l’aria per rilevare la sua eventuale contaminazione”.
Le indagini coordinate dal pm Mario Leo con la supervisione del procuratore capo facente funzioni, Paolo Piras finiranno per gettare luce su questo nuovo caso di mancata messa in sicurezza dei territori dai veleni industriali della passata stagione industriale.
Piero Loi