“Le criticità emerse dall’analisi della documentazione e dall’istruttoria sono tali da risultare difficilmente superabili da approfondimenti e da documentazione integrativa”. Sono parole trancianti quelle scelte dalla Regione nell’ambito della valutazione d’impatto ambientale del progetto della Tgs – Nopec. Dieci pagine che compongono una vera e propria requisitoria che contesta i piani della società norvegese che vuole ricorrere all’Air-gun. Una contestazione non solo “tecnica”. La Regione, infatti, “richiama l’attenzione sui rischi di impoverimento di tutto l’habitat marino, con conseguenze anche economiche di difficile quantificazione sull’ecosistema e su tutti gli stati mediterranei“.
Ci sono, comunque, anche i rilievi tecnici, degni di menzione per la scelta del registro linguistico con cui vengono presentati. Si parte con una precisazione non da poco: “L’intervento non è coerente con le norme europee di tutela della fauna marina, esplicita nel proibire ogni forma di disturbo o danno alle specie salvaguardate”, scrive la Regione. E si prosegue con un altro aspetto di natura programmatica, legato alla poco chiara presentazione da parte della società dei risultati delle analisi già effettuate nel Mar di Sardegna. C’è anche di più, visto che, “sulla base dell’istruttoria, la prospettiva di un’eventuale coltivazione dei giacimenti appare molto complessa, sia tecnicamente che dal punto di vista degli elementi di rischio ambientale“. Sono parole che sanno di bocciatura in toto, fase di sfruttamento degli eventuali giacimenti compresa.
Stando alle criticità evidenziate dall’assessorato all’Ambiente, anche il quadro progettuale fa acqua, visto che “la documentazione depositata non specifica la configurazione finale del numero totale di Air gun trasportati dalla nave”. Ne consegue che “la quantificazione degli effetti potenziali è altrettanto sommaria“. Anche perché “non sono spiegate sufficientemente le emissioni legate alle due modalità di acquisizione dati tramite la tecnica dell’air gun, con particolare riferimento alla produzione di rumore”.
Più in generale, “a fronte dei dati bibliografici scarni e datati e delle ridotte osservazioni riportate, la caratterizzazione dell’ambiente interferito non è sufficiente. Tra le carte depositate dalla Ngs – Topec, manca anche il piano di monitoraggio ambientale“, conclude la regione.
P.L