Risorse non impiegate, ritardi nella pubblicazione dei bandi e lentezze burocratiche nei pagamenti dei contributi assegnati. E ancora: irregolarità nella spesa e il rischio che circa 600 milioni di euro di residui provenienti dal ciclo 2007-2013 non vengano utilizzati. E’ la fotografia dell’utilizzo dei Fondi europei fatto dalla Regione Sardegna nel 2014. Autore: la Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti, che pochi giorni fa ha depositato la sua relazione annuale sull’impiego dei finanziamenti europei.
Per la Sardegna una sonora bocciatura. Specie in relazione all’impiego dei Fondi europei per lo sviluppo regionale (FESR) nell’ambito delle politiche volte ad accrescere competitività e attrattività del sistema produttivo isolano attraverso la diffusione dell’innovazione, la valorizzazione delle risorse naturali e culturali e la riduzione della dipendenza energetica dalle fonti tradizionali. “A metà 2014, la Regione Sardegna presenta infatti valori di attuazione finanziaria inferiori al 90% della dotazione complessiva messa a disposizione dal Fondo per il periodo 2007-2013, peraltro già decurtata di 340 milioni in seguito alla riprogrammazione operata da Stato e Commissione europea”, si legge nella relazione della Corte dei conti.
Le cattive notizie non finiscono qui: al 30 giugno dello scorso anno “i pagamenti per gli interventi programmati risultano fermi al 65,6%”. Quale la causa del ritardo? Se si considera che l’U.E si impegna a rimborsare la propria quota all’Autorità di Certificazione (che in Sardegna fa capo alla Direzione dell’Assessorato alla Programmazione) a progetto ultimato, un primo problema può essere derubricato alla voce “mancata realizzazione delle attività programmate”. Tanto sugli impegni che sui pagamenti potrebbero però aver influito anche la stretta creditizia sui prestiti ai potenziali beneficiari, piccole e medie imprese, private e non, e i vincoli imposti dal patto di stabilità alle amministrazioni locali dalla stessa Ue. In ogni caso, il risultato è uno e uno soltanto: le risorse impegnate andranno perse, se al 31 dicembre dell’anno in corso non saranno corredate delle apposite certificazioni di spesa.
Un ulteriore rilievo riguarda la spesa cosiddetta irregolare nell’ambito dell’impiego del fondo FESR “pari a 17,8 milioni di euro nei primi sei mesi del 2014. Le regioni nelle quali si registrano i maggiori importi sono: la Calabria (7,7 milioni), la Campania (3,3 milioni), la Toscana (2,4 milioni) e la Sardegna (2,3 milioni). Nel corso del 2013, l’entità della spesa irregolare effettuata tramite risorse FESR ha raggiunto i 5,2 milioni di euro”, precisano i garanti del corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Vale a dire che non si spende tutto e non sempre si spende bene.
Le irregolarità sono un problema antico. I controlli di primo livello effettuati nel 2013 in Sardegna avevano infatti confermato il perdurare di un “non ottimale funzionamento dei sistemi e dell’Autorità di Gestione”, che nellIisola è il Centro di Programmazione dell’omonimo Assessorato. Non è andata meglio con i controlli di secondo livello effettuati lo stesso anno. “Le verifiche effettuate dall’Autorità di Audit – le cui funzioni sono attribuite alla presidenza della Giunta – hanno evidenziato, ancora una volta, un tasso di irregolarità pari al 5,1% in Sardegna– che vale il primato in Italia – ovvero oltre tre punti percentuali sopra la soglia di tolleranza”, spiega il report. Per la Corte dei conti, gli errori rilevati sono ascrivibili per la maggior parte al mancato rispetto della normativa sugli appalti pubblici.
Secondo un linguaggio più formale, è scattato il fatidico cartellino rosso e con esso più stringenti controlli. In ballo non c’è, comunque, solo l’affidabilità del governo regionale, il vero problema è che le spese irregolari vanno decertificate, perché l’Europa rifiuta di pagarle. “Il fenomeno delle irregolarità desta allarme, anche in considerazione del fatto che, fra i sistemi di frode utilizzati, è frequente la mancata realizzazione delle attività finanziate, soprattutto nel settore dei contributi pubblici. Tale condotta non solo è strumentale alla illecita distrazione dei fondi concessi, ma danneggia le finalità specifiche delle sovvenzioni, rivolte alla riqualificazione professionale dei lavoratori e allo sviluppo delle attività imprenditoriali, vanificando l’obiettivo di incentivare la crescita delle Regioni interessate”, afferma la Corte.
Al contrario del Fondo per lo sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo fa registrare una performance migliore. “Grazie soprattutto alla semplificazione dei regolamenti relativi alla rendicontazione delle spese, i cosiddetti impegni della Regione risultano ben superiori al 90% nel giugno 2014, un miglioramento si nota anche nei ritmi di spesa: la percentuale dei pagamenti, alla medesima data, supera di quasi 3 punti il dato nazionale, 77,7 % contro 74,9”, si legge nel documento. Questo non significa che non si siano verificati problemi durante le fasi di controllo, anzi. “L’Amministrazione ha comunicato di aver effettuato n. 1696 controlli e che la spesa irregolare (relativa ad errori non sistemici) non ammessa a certificazione ammonta a 3.664.317,46 euro. Relativamente al trimestre aprile-giugno 2013 è scattata poi la segnalazione all’ Ufficio europeo che si occupa di lotta alle frodi per un importo pari a 93.600 euro. Ulteriori controlli hanno evidenziato importi irregolari per complessivi 153 mila euro, che non risultavano decertificati.”
A queste irregolarità si devono sommare quelle per oltre mezzo milione di euro maturate nell’ambito del programma Bacino del Mediterraneo inserito all’interno dell’Obiettivo Cooperazione territoriale europea. Si tratta di una spesa irregolare che probabilmente non può essere interamente addebitata a Viale Trento, che comunque è stato investito dalla Commissione europea del ruolo di Autorità di gestione.
Le irregolarità in materia di politica agricola (finanziata dai fondi FEAGA/FEASR) si presentano in netto incremento. Per l’Unione europea, gli importi da recuperare più rilevanti risultano a carico di AGEA, che è organismo pagatore per molte Regioni, Sardegna compresa. L’accorpamento rende rende difficile distinguere dal totale la spesa irregolare realizzata nell’Isola. Sta di fatto che, nei primi sei mesi del 2014, le irregolarità maturate ammontano a 13 milioni di euro. Sempre al 30 giugno del 2014, solo il 65% della dotazione finanziaria complessiva risultava utilizzata dalla Regione Sardegna, contro l’88% della provincia di Bolzano/Bozen.
Piero Loi