Sisinnio Piras, l’onorevole del Pdl arrestato questa mattina nella sua casa di Villacidro, è in carcere perché “appare con tutta evidenza inquinata la versione dei fatti offerta dalla moglie”. Così scrive il gip Giampaolo Casula nell’ordinanza che ha mandato in cella il berlusconiano, accusato di peculato nell’ambito dell’inchiesta bis sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale. L’interrogatorio di garanzia è già stato fissato per venerdì alle 9,30. Intanto Guido Manca Bitti, l’avvocato di Piras, fa sapere: “Il mio assistito è molto sereno, ma trova profondamente ingiusta la misura cautelare in carcere”.
Piras è finito sotto inchiesta per un giro sospetto di convegni organizzati a Villacidro, sia nella palestra della moglie (il ‘Centro fitness Azzura 2000’ poi perquisito l’11 novembre scorso) che in due ristoranti. Spesa totale: 35.507 euro. E proprio su queste tavole rotonde il pm Marco Cocco avrebbe raccolto testimonianze e informazioni diverse rispetto al racconto reso dallo stesso onorevole pidiellino.
A inchiodare Piras è stata soprattutto la diversa versione dei fatti data alla polizia giudiziaria dalla moglie Marisa Orrù, dopo la perquisizione. Una versione che sarebbe stata poi corretta, fino a diventare “di comodo, approfittando, com’è facile immaginare, del rapporto di coniugio”, si legge ancora nell’ordinanza.
Piras, insomma, è stato arrestato per evitare che “inquinasse le prove testimoniali”. Il gip ha citato pure il caso di un medico tirato in ballo dall’onorevole berlusconiano come relatore dei convegni. Ma il dottore, che lavora nell’ospedale ‘Nostra Signora’ di San Gavino, ha smentito davanti al pm di aver preso parte a tavole rotonde organizzate dal pidiellino, “seppure mi sia occasionalmente capitato di recarmi in palestra per salutare Piras e sua moglie”.
Un altro elemento nuovo è rappresentato da quei 3.360 euro che il consigliere regionale avrebbe versato nel proprio conto. La somma gli sarebbe stata consegnata da una sua collaboratrice pagata precedente dallo stesso Piras con un assegno da 4.160 euro. E quando il berlusconiano, in merito a questo passaggio di soldi è stato sentito dal pubblico ministero, ha spiegato di aver chiesto “il denaro in prestito” perché il proprio conto bancario “era rimasto scoperto, così come mi era stato segnalato quello stesso giorno dall’istituto di credito”.
Tutto è successo tra il settembre del 2009 e il dicembre del 2012, e ciò fa del pidiellino uno dei quattro onorevoli (tra i 44 indagati nell’inchiesta bis) a cui il pm muove rilievi su spese relative alla legislatura in corso (lo stesso è accaduto con l’ex capogruppo del Pdl Mario Diana e gli altri due onorevoli del partito, Onorio Petrini e Carlo Sanjust).
Quanto ai convegni nella palestra di famiglia, tra cui quello su ‘L’obesità nella società moderna’, alla moglie di Piras sono stati versati 24mila divisi in quattro fatture. Così tra gennaio e agosto del 2010, risulta agli atti della Procura. Il ristorante-pizzeria Cuevador, invece, ha incassato otto fatture per un totale di 7.307 euro e lì sarebbero stata organizzata la tavola rotonda sulla ‘Traumatologia del ginocchio nel gioco del calcio’ e un’altra su ‘Caccia e ambiente’. Due sono infine le ricevute di pagamento che il Pdl, sempre per conto di Piras, avrebbe intestato al ristorante Zurito. E sono altri 4.200 euro per discutere di ‘Traumatologia della spalla’.
Nell’ordinanza si parla infine dei maialetti con i quali si banchettava dopo i convegni. Il gip chiarisce che Piras “non li acquistava coi soldi del gruppo, ma li cedeva a titolo gratuito”, prendendoli dall’azienda agricola di cui l’onorevole è titolare e dove stamattina stava andando a lavorare, quando carabinieri e finanzieri lo hanno fermato per arrestarlo. Non solo: alcuni testimoni sentiti in Procura avrebbero raccontato che partecipavano agli spuntini portandosi le sedie da casa. Piras, invece, avrebbe detto al pubblico ministero di averle comprate.
Resta il fatto che il gip definisce “a dir poco allegra” la gestione dei fondi ai gruppi “fatta da Piras, Diana e Sanjust”. I tre “non hanno esitato a coinvolgere soggetti estranei per occultare le plurime e ripetute appropriazioni illecite, benché fossero a conoscenza delle indagini avviate dalla Procura”.
Su Piras spunta pure una curiosità: l’onorevole del Pdl non ama scrivere con la penna Montblanc stilografica, ma preferisce quella biro. Il dettaglio è certamente insignificante rispetto al quadro indiziario, tuttavia così è scritto nel verbale compilato a margine della perquisizione dell’11 novembre, non solo nella palestra di famiglia ma anche a casa di Piras, dove i carabinieri trovarono una Montblanc “nella tasca interna di una giacca da uomo riposta nell’armadio della camera padronale”.
La biro in questione “è un modello Meisterstuck Pix, con matricola numero Py2705067”, si legge. E interrogato sul perché avesse quella penna, “Piras – scrivono i militari dell’Arma – ha riferito di aver ricevuto una stilografica Montblanc dal capogruppo Diana e poi di aver chiesto all’onorevole Simona De Francisci (anche lei pidiellina) che gli venisse sostituita con un altro modello”, sempre di marca Montblanc, ma “a sfera”.
Venerdì per Piras c’è l’interrogatorio di garanzia nel carcere cagliaritano di Buoncammino. L’avvocato Manca Bitti ribadisce: “L’onorevole Piras è assolutamente certo di non aver commesso atti disdicevoli nella spesa dei fondi pubblici”.
Il pidiellino arrestato oggi era balzato agli onori della cronaca il 5 agosto del 2010: mentre era alla guida della sua Chrysler, venne fermato da un vigile urbano che lo sorprese a fare una manovra vietata. Piras si ribellò con un serafico “lei non sa chi sono io, mi mandi il verbale a casa” e continuò la sua marcia schiacciando il piede al vigile e sollevando il dito medio della mano destra. Si beccò una denuncia per violenza, minaccia e lesioni a pubblico ufficiale.
Alessandra Carta