“Con la legge 107 del 2015 (la riforma della Buona scuola) insegneranno fuori dall’Isola solo 10 docenti sardi“. Claudia Firino lo dice al Consiglio regionale nella seduta aperta alle 16,30 dallo stesso assessore alla Pubblica istruzione e dedicata, tra le altre cose, alle comunicazioni della Giunta sulla scuola. La reazione dell’Aula, in particolare dai banchi dell’opposizione, non si è fatta attendere. “Complimenti – hanno subito replicato i consiglieri di centrodestra-: lei è riuscita a far sembrare piacevole una pessima riforma”. Tuttavia, la legge Renzi-Giannini – sta emergendo dal dibattito – non piace nemmeno a diversi consiglieri della maggioranza.
Ha parlato per venti minuti, la Firino, così come concesso per regolamento agli interventi assessori. “Sono contenta – ha esordito – di poter parlare oggi in quest’Aula, perché la Giunta ha messo la scuola al centro del proprio programma. Vero è che ci sono problemi con la legge 107 sugli organici e sulle stabilizzazioni dei precari. Ma alla fine, i numeri sono ridotti rispetto a quanto si pensava inizialmente. E questo anche grazie all’interlocuzione che abbiamo aperto con il ministro Stefania Giannini e il Governo, coi quali stiamo impostando, già per il prossimo anno, una tabella di marcia a misura delle peculiarità sarde”.
L’assessore entra nel dettaglio delle cifre: “Per essere assunti a tempo indeterminato, potevano fare domanda 3.500 precari. L’hanno presentata in 1.741. Di questi, in 285 hanno ricevuto dal Miur una proposta di nomina, con due elementi su tutto: 89 insegnanti rimarranno nella propria provincia di origine, mentre solo per 10 il posto è previsto fuori dalla Sardegna”.
L’opposizione, con il riformatore Michele Cossa e il sardista Christian Solinas, ha replicato subito. Intanto facendo notare che “l’assessore non si è nemmeno posta il problema di tutti quegli insegnanti che hanno rinunciato direttamente a fare la domanda”. Stessa posizione per Marco Tedde (Forza Italia): “”Stando alla ricostruzione dell’assessore, va tutto bene, la Buona scuola ha risolto ogni problema”.
Contro la riforma Renzi-Giannini si espresso, in quota maggioranza, anche Paolo Zedda (Rosso Mori): “Io – ha detto – rispetto e condivido la scelta dell’Esecutivo di non impugnare la 107. Ma la legge ha dei profili incostituzionali: per esempio non riconosce la Sardegna come minoranza linguistica”. Il consigliere del centrosinistra ha poi contestato il fatto che “non è chiaro come debbano avvenire le assunzioni nella Fase C”. Ovvero, la nuova finestra che si aprirà da ottobre a dicembre, con nuove assunzioni a termine, quando saranno definiti i cosiddetti organici funzionali. Sarà potenziata l’offerta formativa, anche con l’attivazione di corsi serali.
La Firino ha proseguito il suo discorso ricordando “le novità introdotte dalla Giunta: mi riferisco all’aumento delle risorse per il diritto allo studio e sui trasporti, con il rinnova degli scuolabus. Ci sono poi i 30-40 milioni del progetto Iscol@, destinati alla sola didattica, secondo tre diverse linee di intervento: miglioramento delle competenze di base, ampliamento dell’offerta formativa e sostegno psicologico e inclusione sociale”. L’assessore ha ricordato: “Sono interventi urgentissimi per una regione come la nostra dove la dispersione scolastica è arrivata al 28 per cento. Fanno impressione pure i numeri relativi alle difficoltà sull’apprendimento: sono al 27 per cento sull’italiano e al 33 sulla matematica”.
In soccorso della Firino, prima Antonio Solinas (Pd), poi Francesco Agus (Sel, stesso partito dell’assessore). Il Dem ha detto: “Era chiaro che l’opposizione attaccasse la Giunta, non si aspettavamo un atteggiamento diverso. Ma il centrosinistra preferisce concentrarsi sulla soluzione dei problemi”. Agus ha osservato: “Noi non faremo mai i proclami sulle lavagne luminose, mai arrivate; o i proclami sui tablet, ugualmente mai distribuiti. Per migliorare l’istruzione, servono determinazione, serietà, responsabilità e analisi dei dati. E questa è la strada che stiamo seguendo”.
Sotto il Consiglio regionale, intanto, è iniziato lo sciopero della fame da parti di altri “deportati” – così come si autodefiniscono – per via della Buona scuola : sono maestre e maestri della scuola per l’infanzia.
Al. Car.