La Sardegna va all’assalto dell’Europa – e all’attacco del governo Renzi – insieme alle altre minoranze linguistiche che risiedono in Friuli, Lombardia, Campania, Basilicata e Calabria. Obiettivo: vedersi assicurato il diritto di almeno un seggio nel Parlamento di Strasburgo, proprio per il fatto di essere una minoranza riconosciuta in Italia dalla legge 482 del ’99.
Il ricorso l’ha preparato e presentato Felice Besostri, uno degli avvocati che hanno combattuto la vittoriosa battaglia contro il Porcellum, annullato dalla Corte Costituzionale. Venerdì ci proverà con la legge elettorale delle Europee, la numero 10 del 2009, quella che farà aprire le urne il prossimo 25 maggio: l’udienza è fissata alle 9,30 davanti alla Prima sezione del tribunale civile di Cagliari.
Besostri, ex parlamentare e docente di Diritto pubblico comparato, è nel capoluogo da questo pomeriggio: all’hotel Regina Margherita ha incontrato i giornalisti per spiegare i dettagli del ricorso e per dire che “l’11 aprile Cagliari può convertirsi davvero nella capitale europea del diritto, nel caso in cui i giudici sardi, a differenza di quelli milanesi e napoletani, accettino di rinviare la legge numero 10 alla Corte di giustizia europea”. Tecnicamente si chiama “accoglimento della questione pregiudiziale”: vuol dire lasciare che siano i giudici di Lussemburgo, per competenza, a valutare la legittimità (o meno) della norma italiana. L’avvocato è fiducioso: “Se tutto andrà come speriamo, nei mesi a venire potrebbero anche essere annullare le elezioni del 25 maggio”.
Il legale riassume i punti chiave del ricorso: “La legge 10 assegna alle minoranze linguistiche il diritto di presentare alle Europee proprie liste senza l’obbligo di raccogliere le 30mila firme necessarie né di superare lo sbarramento del 4 per cento. Questo a fronte dell’unico vincolo di apparentarsi con un partito nazionale. Ma la Sardegna non può farlo, perché la legge elettorale del 2009 riconosce solo tre minoranze linguistiche (la francese in Val D’Aosta, la tedesca nella Provincia autonoma di Bolzano e la slovena nel Friuli) rispetto alla 12 sancite con la 482.
Al tavolo insieme a Besostri, c’erano oggi i rappresentanti dei movimenti e partiti identitari che hanno firmato il ricorso. “Una sfida cominciata ben prima che il Senato e la Camera bocciassero il diritto della nostra Isola di fare collegio a sé”, dice Flavio Cabitza, presidente dell’Associazione per la tutela dei diritti dei sardi.
Sul piede di guerra anche i RossoMori, attraverso il neoconsigliere regionale Paolo Zedda: “In Italia, ormai, solo i Tribunali garantiscono ai cittadini la possibilità di vedersi riconoscere quei princìpi che pure sono sanciti dalla Costituzione o dai trattati Ue. La via democratica sembra non funzionare più, come dimostrano le recenti bocciature in Parlamento degli emendamenti per il collegio sardo alle Europee”. Zedda avverte: “Roma dovrà però fare i conti coi partiti sovranisti che sul diritto alla rappresentanza non accetteranno né trattative né voti al ribasso, a differenza di quanto sta succedendo in questi giorni”.
E proprio per tenersi pronti in vista di un eventuale positivo verdetto dei giudici cagliaritani prima e di quelli europei nei prossimi mesi, l’associazione di Cabitza è al lavoro per correre il 25 maggio con la lista della minoranza linguistica sarda. “Abbiamo solo bisogno che un partito nazionale accetti il nostro apparentamento, il dialogo è aperto con Sel, a sua volta inserita nel cartello elettorale guidato dal greco Tsipras. La lista va depositata entro il 15, confidiamo in una risposta positiva”.
Sul ricorso che verrà discusso venerdì, arriva pure il commento di Giovanni Colli, segretario del Psd’Az, uno dei partiti firmatari. “Per la Sardegna sta andando di male in peggio, e lo dimostra anche la riforma del Titolo V proposta dal governo Renzi, una bozza di revisione costituzionale che, cavalcando ogni possibile pulsione demagogica, affossa la Sardegna. Ma sul nostro diritto di rappresentanza in Europa non faremo passi indietro né cederemo porzioni della nostra specialità statutaria”.
Alessandra Carta
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