Elezioni Usa, una ricerca cagliaritana studia il linguaggio di Hillary Clinton

Un’attenzione sempre crescente verso il linguaggio e i temi di genere, che porterà certamente a un buon risultato in termini elettorali: è l’esito di uno studio sulla propaganda politica di Hillary Clinton, oggi candidata alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America contro Donald Trump, condotto negli ultimi anni da Michela Giordano, professoressa associata nel Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Cagliari.

La ricerca dal titolo  “18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric” pubblicata da Aipsa nel 2012 e oggi in fase di aggiornamento con gli ultimi dati, analizza proprio l’attenzione della candidata democratica verso precise strategie linguistiche nell’affermare la propria autorevolezza e la propria competenza nel mondo politico.

“L’attenzione di Hillary verso il mondo femminile e la battaglia per il riconoscimento dei diritti delle donne non è recente – conferma Michela Giordano – è iniziata già nel 1995 con il famosissimo discorso che tenne a Pechino in occasione della World Conference on Women, quando era First Lady. In quel discorso Hillary elencava tutte le violazioni contro le donne, le ragazze e le bambine che rappresentavano e ancora rappresentano una violazione dei diritti umani. La candidata ha poi continuato ad occuparsi del mondo femminile sia in seno alla Clinton Foundation che promuove programmi per la partecipazione delle donne nella vita economica e sociale, sia da Segretario di Stato nel primo mandato di Obama”.

Arrivando ai nostri giorni, la Clinton ha mostrato un interesse particolare verso il mondo femminile in campagna elettorale: “Hillary ha voluto mettere da parte competenza, autorità e preparazione per evidenziare invece il suo coinvolgimento e l’attenzione ai temi femminili come la parità salariale, la pianificazione familiare, la maternità e la paternità, l’aborto, e perfino le possibilità di carriera per le donne. Nei sui discorsi ora si presenta sempre come madre e come nonna e si rivolge alle bambine e alle ragazze dicendo loro che devono inseguire le proprie aspirazioni e difendere i propri diritti e che non devono temere di proporsi anche per professioni ritenute tipicamente maschili”.

Una strategia per certi versi vincente, ma non è detto che l’essere donna sia un vantaggio davanti a un altro concorrente maschio: “La Clinton incarna la donna che lavora in un ambiente ancora dominato da persone di sesso maschile, quello politico. Ci sono ancora degli stereotipi soprattutto nella società americana che mal vedono le donne che fanno carriera e soprattutto le donne che si candidano in politica. Si pensa ancora che le donne appartengano principalmente alla sfera privata della casa e della famiglia e che la sfera pubblica sia invece una prerogativa maschile. Negli Stati Uniti esiste ancora un doppio standard: le donne molto femminili sicuramente sono incompetenti e quelle che sono veramente competenti sono considerate invece poco femminili. Il leader è un maschio…e per Hillary vincere significherebbe sicuramente abbattere quel tetto di cristallo che ancora impedisce alle donne di arrivare ai posti più alti della gerarchia e della leadership”.

Capovolgendo la prospettiva, è indubbio che le uscite sessiste e razziste di Donald Trump potrebbero sfavorirlo nelle urne: “Molti scivoloni di Trump non sono piaciuti alla gran parte della società americana. Ha detto bene la First Lady Michelle Obama nel suo discorso del 13 ottobre nel New Hampshire, uno degli stati ancora ‘indecisi’: le donne devono essere trattate con rispetto e dignità e nessuno deve umiliarle e sottovalutarle. Trump utilizza un linguaggio offensivo, odioso e ripugnante nei confronti delle donne (e non solo). Questa è mancanza di rispetto per le ambizioni e l’intelligenza delle donne. Michelle ha sottolineato che qui non si tratta più di politica ma si tratta di decenza. E Trump non è un uomo decente, perché gli uomini non hanno bisogno di umiliare le donne per sentirsi potenti. E soprattutto un uomo che parla e si comporta così con le donne, con gli immigrati, con i disabili non può diventare presidente. Non posso fare previsioni – conclude Giordano – anche Hillary non è immune da errori, penso che molti americani sceglieranno “the lesser of two evils”, il meno peggio, come dicono in molti”.

Francesca Mulas

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