Ugo Cappellacci sta ancora assaporando il calembour su Franco Cappellacci – che all’inizio sembra un errore di Berlusconi invece è l’omaggio alla Zona Franca scolpito dal Cavaliere sulla pietra della comunicazione elettorale – quando Silvio rifila al governatore uscente la più pensante della barzellette, quella di “Ugo Merda“.
Alla Fiera di Cagliari sono le 14,28. Cappellacci ha appena finito il suo discorso e richiama sul palco Berlusconi che arriva con un cartello bianco-verde e la scritta Zona Franca. L’aria è da show, di nuovo. I due si riabbracciano sul podio, Silvio si mette davanti al microfono e riprende la parola.
“Io – racconta – in vita mia mi sono occupato anche di ufficio anagrafe. Un giorno ricevo un signore. Si chiamava Giancarlo Merda e mi chiede di aiutarlo a cambiare nome”. In sala parte una risata collettiva. “È vera, eh – continua il Cavaliere – Io, ritenendo motivata la scelta, in quindici giorni chiudo la pratica e lo invito a dirmi come volesse chiamarsi. Scelse Ugo Merda”
Cappellacci ride, ma è perplesso. Un po’ sgomento, si direbbe. In effetti, tra tanti nomi, proprio il suo doveva scegliere? “No, presidente – riesce a dire sforzandosi di apparire divertito – mi hanno chiamato così per potermi richiamare subito, se per caso da bambino attraversavo la strada quando non dovevo”.
Si riferisce al nome, ovviamente.
Alessandra Carta