La Legge sul “Governo del territorio” è approdata, martedì 18 settembre, in Consiglio regionale. “Ma per quale motivo le più alte cariche istituzionali della Regione hanno deciso di fare a meno del parere dei sindaci, ossia del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL)?”. L’interrogativo arriva dalla Consulta ambiente e territorio Sardegna, che in una dura nota non risparmia critiche all’esecutivo guidato da Francesco Pigliaru.
Per la Consulta, il fatto che sia mancato il parere del Cal rappresenta “una circostanza insolita per quanto si tratti di un parere non vincolante per l’approvazione ma fondamentale per la formazione della decisione per una Legge che dovrebbe decidere dei destini delle comunità locali”. “E allora – si legge nella nota – com’è che i trombettieri dei processi partecipativi, gli organizzatori del premuroso tour dell’ascolto in ogni dove, non hanno avuto il benché minimo ripensamento o dubbio, manco un bah? Hanno continuato, in questi mesi, a intonare l’inno alla gioia del coinvolgimento popolare: imprenditori, forze sociali, semplici cittadini. Ma nella fretta di mettere insieme la maggioranza virtuale del popolo sardo contro i No-isti non si sono accorti del malumore di un consistente gruppo di sindaci; “Le nostre sentinelle nei territori nell’Isola” aveva detto con enfasi un esponente della Giunta Regionale”.
“Al governo guidato da Pigliaru è sfuggito però che tra i sindaci – sensori del disagio – crescevano le perplessità sulla visone urbanistica della Regione – prosegue il documento della Consulta – e, quando lo hanno scoperto, hanno deciso che il parere non doveva essere espresso secondo la bozza proposta dalla Commissione del CAL e a cui accenna, in una nota, la sindaca di Fonni Daniela Falconi. Inquietante quello che scrive la Falconi: è stato impedito che un approfondimento giunto dai massimi rappresentanti delle comunità locali diventasse un parere formale. Chi ha ostacolato la convocazione dell’Assemblea del Cal dovrebbe uscire allo scoperto e spiegarne le ragioni. Prima o poi i sardi lo scopriranno, ma ad oggi c’è la certezza che chi decide nel Palazzi della Regione non ha alcun interesse a sapere cosa pensano le popolazioni, neppure attraverso i loro rappresentanti”.
“Nel frattempo – conclude la nota – il contestato DDL arriva in Consiglio Regionale in una versione, se possibile, ancora peggiore di quella sottoposta all’analisi della Commissione, e c’è da giurare che i tentativi di peggiorarla ulteriormente – si veda la pericolosissima norma sull’agricoltura hobbistica presentata sotto forma di emendamento dal Prof. Pulina, novello Dioscuro – non mancheranno. Se non fosse in gioco il futuro di un’intera comunità ci sarebbe da urlare “si salvi chi può””.