Mario Diana e Carlo Sanjust sono sospesi da consiglieri regionali. Manca solo che Claudia Lombardo, la presidente dell’Aula, lo comunichi all’Assemblea nella seduta di questo pomeriggio che prende avvio alle 16,30. Ma contro i due onorevoli la procedura anti-corruzione, prevista dalla legge Severino, è conclusa.
A Diana e Sanjust, comunque, viene riconosciuto «un assegno alimentare pari al 70 per cento dell’indennità consiliare»: lo stabilisce la legge regionale numero 2 del 1996, al comma 1 dell’articolo 1-ter. Vuol dire 6.484,64 euro lordi al mese che fanno 1.904,09 euro netti, togliendo le trattenute per il fondo di solidarietà, la quota contributiva per il vitalizio, le addizionali Irpef e la ritenuta fiscale (queste sono le voci indicate nella busta paga degli onorevoli e riportate sul sito del Consiglio).
Diana e Sanjust perdono il diritto di sedere nell’Aula di via Roma perché sono in carcere, precisamente dal 5 novembre scorso con l’accusa di peculato: potranno tornare in carica solo quando verrà sospesa loro la misura cautelare, decisa dal gip Giampaolo Casula nell’ambito dell’inchiesta bis sui fondi ai gruppi. Così è scritto nella legge Severino che, a un mese dall’arresto, può considerarsi applicata. Diana è finito in manette per le spese sospette di Montblanc, Rolex e libri antichi; Sanjust, invece, con i soldi pubblici avrebbe pagato il proprio banchetto di nozze.
Al posto dei due onorevoli ancora in carcere, entrano in Consiglio Mimmo Licandro e Alessandro Sorgia, i due primi non eletti, in quota Pdl, nei collegi di Oristano e Cagliari, dove Diana e Sanjust, rispettivamente, si erano presentati alle Regionali del 2009. A Licandro e Sorgia sarà ovviamente riconosciuto lo stipendio pieno: quello base (senza rimborsi) è pari a 5.922.62 euro netti che si ottengono sommando indennità consiliare e diaria. Diana e Sanjust, invece, godranno di quei 1.904, 09 euro di assegno alimentare, ma fino a oggi hanno conservato il diritto alla retribuzione massima.
La procedura prevista dalla legge Severino non è invece conclusa per Adriano Salis, l’ex dipietrista che è il primo onorevole condannato per peculato (gli indagati sono 56): la sentenza è stata emessa il 20 novembre dal gup Cristina Ornano. Vuol dire che l’avvocato cagliaritano Patrizio Rovelli, primo dei non eletti nella lista Idv, non può ancora occupare lo scranno di via Roma.
Alessandra Carta