Il rischio esiste: Ugo Cappellacci potrebbe fare la stessa fine di Silvio Berlusconi e trovarsi sul groppone addirittura due condanne taglia-carriera. Sono due, infatti, le vicende giudiziarie in corso che vedono coinvolto il governatore. E così, verso Roma è cominciata la processione dei pidiellini sardi. Obiettivo: convincere i vertici nazionali del partito che esiste il rischio di un effetto boomerang in caso di ricandidatura del presidente-commercialista. Specie adesso che Cappellacci ha rilanciato le primarie in quota centrodestra.
INCHIESTE APERTE. La prima arma anti-Cappellacci è il crac della Sept, per il quale il governatore è rinviato a giudizio per concorso in bancarotta fraudolenta. Nell’industria di vernici andata in frantumi tra i debiti, lui era consigliere di amministrazione. L’altra è il cosiddetto “affaire-eolico”: Cappellacci è uno dei diciotto imputati, insieme a Flavio Carboni, il discusso imprenditore che volle e ottene dal governatore la nomina di Ignazio Farris a presidente dell’Arpas, l’agenzia regionale per l’Ambiente che tra i suoi poteri ha anche quello di dare il via libera alle pale del vento. A smontare il giocattolino fu la Procura di Roma. Oltre al governatore sardo, sotto inchiesta per abuso d’ufficio, indagati anche i fedelissimi berlusconiani Denis Verdini e Marcello Dell’Utri.
VIAGGI A ROMA. In prima linea nell’offensiva interna anti-Cappellacci parrebbe esserci un insospettabile, Salvatore Cicu, considerato vicinissimo al governatore, anche quando tutti gli altri colonnelli sardi del partito l’avevano scaricato. Ma Cicu avrebbe cambiato idea, fino al punto di tentare un’operazione di convincimento su Angelino Alfano, il suo nuovo riferimento nazionale dopo che Claudio Scajola è uscito di scena. Non solo: Cicu, tra i più graditi come candidato governatore nei sondaggi pidiellini, è andato a Roma anche (e soprattutto) per sponsorizzare se stesso. Di certo, se a decidere sarà Alfano e non Berlusconi, Cicu qualche chance potrebbe averla davvero.
VOTO A OTTOBRE? In questo contesto va inquadrata la richiesta di Cappellacci affinché si svolgano le primarie del centrodestra. Una mossa, questa, che nel Pdl ha diffuso una certezza: il capo della giunta isolana non ha incassato da Roma alcuna riconferma alla propria candidatura, diversamente non avrebbe bisogno di una tornata pre-elettorale, magari nella prima metà di ottobre (è la data più probabile). Non solo: Cappellacci vorrebbe ottenere un’investitura dal basso, esattamente per evitare che i vertici nazionali, a causa dei processi aperti, possano stoppare la sua corsa bis alle Regionali.
IL DEPUTATO. In questo scenario si agita Mauro Pili: il sardo prediletto da Berlusconi sta mettendo in piedi un polo sovranista di destra, col suo movimento “Unidos”, più i sardi di “Fermare il declino”, ma anche pezzi dei Riformatori, Fortza Paris e anche de “La Base” di Efisio Arbau. Questo come zoccolo duro, a cui andrebbero ad aggiungersi i consensi portati dagli anti-Cappellacci. Alla costruzione del nuovo asse politico, Pili sta lavorando fuori dal Pdl. Nel caso in cui nel partito il governatore dovesse rimanere isolato, il deputatosi farebbe avanti attraverso le primarie.
TUTTO DA DECIDERE. Non a caso sulle regole per il voto, si gioca una fetta importante dello scontro tra berlusconiani. Infatti: Cappellacci sarebbe orientato a far partecipare solo gli iscritti Pdl, di cui controlla quasi tutte le tessere, insieme ai suoi fedelissimi. Cioè gli amici storici del presidente, commercialisti come lui: Tonino Tilocca, numero uno della Sfirs, Tonino Garau, direttore generale al “Brotzu” di Cagliari, e Antonello Melis, alla guida di svariate società regionali. Gli anti-Cappellacci, invece, vogliono primarie aperte, in modo tale che alle urne possano andarci anche i simpatizzanti del centrodestra e non solo gli iscritti. Se così fosse – si dice nel Pdl – una vittoria del governatore sarebbe improbabile.
Alessandra Carta