“L’Arabia Saudita non è oggetto di alcuna forma di embargo, sanzione o restrizione internazionale (Onu o Ue) nel settore delle vendite di materiale di armamento” e tutto “viene fatto rispettando la normativa vigente”. “Questo non vuol dire che il Governo non è preoccupato per quello che sta avvenendo nello Yemen”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberto Pinotti, rispondendo durante il question time ad una interrogazione dell’M5s sul presunto utilizzo di bombe con codice del Ministero della Difesa nel conflitto in corso in Yemen.
Nella sua replica il parlamentare del M5S Luca Frusone si è detto insoddisfatto di quella che ha definito una “risposta di convenienza, che non cambia i fatti: l’Italia fornisce bombe all’Arabia Saudita ed è parte attiva nel conflitto nello Yemen”.
“Le licenze di esportazione di materiale di armamento – ha premesso il ministro – sono com’è noto disciplinate dalla legge 185/90 che prevede che il Parlamento sia puntualmente informato con una specifica relazione annuale relativa alle importazioni, esportazioni etransito di tale materiale. Ciò al fine di consentire l’attività di verifica e controllo, così come spetta al Parlamento”. Inoltre, “le richieste delle imprese italiane sono gestite dall’Uama, l’Unità autorizzazioni materiali d’armamento, che agisce caso per caso attenendosi alla normativa italiana,europea e internazionale, acquisito il parere finale del comitato consultivo di cui fanno parte rappresentanti di vari dicasteri”.
Nel merito dell’interrogazione – che prende lo spunto da un servizio di Famiglia Cristiana, che ha pubblicato la foto di una bomba ‘inerte’ sganciata dai sauditi sulla capitale dello Yemen con codici identificativi “che parlano italiano” – il ministro della Difesa ha sottolineato che “il ‘Nato stock number’ identifica a livello Nato il materiale che può essere impiegato e non la proprietà. Sul manufatto mostrato nell’articolo viene riportato anche il codice costruttore, che identifica univocamente la ditta produttrice e non può mai essere cambiato. Non vi è dunque alcun collegamento con la Direzione nazionale armamenti e non si tratta di materiale proveniente dallo stock dell’Aeronautica militare. La ditta Rwm (che ha sede in Sardegna – ndr) ha esportato in Arabia saudita in forza di una licenza rilasciata in base alla normativa vigente”.
Infine, con riferimento alla presenza del Segretario generale della Difesa-Direttore nazionale degli armamenti nella delegazione che ha accompagnato lo stesso ministro Pinotti in una sua recente visita in Arabia Saudita, il ministro ha spiegato che “il Segretario generale della Difesa (o un suo rappresentate) negli ultimi due anni è intervenuto nella mia delegazione in almeno dieci Paesi avendo tra le sue competenze anche le relazioni internazionali. La visita di Stato che ho fatto in Arabia saudita è stata, appunto, una visita di Stato, nella quale si è discusso di terrorismo internazionale, perché l’Arabia saudita fa parte della coalizione anti Isis” e di altri argomenti, e “non è stata una visita commerciale, ne’ sono stati sottoscritti contratti, dei quali peraltro ci sarebbe traccia e che, in ogni caso, sarebbero sottoposti alla legge 185”.
Intanto, “dopo l’ultimo inaudito massacro in Yemen – 155 morti e centinaia di feriti – con il bombardamento di una cerimonia funebre a Sana’a – si legge in una nota del senatore M5S Roberto Cotti – si è tenuto oggi a Roma, in prossimità del ministero della Difesa, un presidio di protesta di pacifisti contro i bombardamenti sauditi e la decisiva complicità dell’Italia che viola sistematicamente la legge 185/90, la quale vieta l’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento a in Paesi in stato di conflitto e i cui governi siano responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”.
“Il Governo italiano – conclude Cotti – continua a mantenere in piedi la vendita di armi a Riad e ad addestrare i piloti dell’avizione militare saudita, una vergogna che deve finire. Sulla recente visita a Riad del ministro della Difesa domani depositerò una nuova interrogazione, che si sommerà alle precedenti 5 a cui il ministro Pinotti non ha mai voluto rispondere”.