Un coro di voci, colori e bandiere per dire no ai militari nell’isola: questa mattina Cagliari ospiterà la seconda manifestazione contro l’occupazione militare in Sardegna. L’appuntamento è alle 10 in piazza Darsena, davanti al porto: per tutta la mattina si riuniranno associazioni, gruppi studenteschi, rappresentanti politici, comitati, movimenti e cittadini che già da tempo portano avanti un percorso di riflessione sulla massiccia presenza di basi militari statali nel territorio isolano. Secondo una prima stima i partecipanti sono 2mila (foto di Gian Luigi Nieddu).
Decine i poliziotti e i carabinieri che hanno presidiato la manifestazione, molti di loro erano in borghese. I “No servitù” hanno marciato da via Roma sino al palazzo della Regione, in viale Trento. Una delegazione, composta tra gli altri da Mariella Cao di Gettiamo le basi e Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione – è stata ricevuta dal governatore Francesco Pigliaru. Al presidente è stato consegnato un documento con il quale i movimenti chiedono il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari, la chiusura di ogni base e poligono presente nell’Isola, le bonifiche delle aree interessate e la riconversione a uso civile dei territori. “Se non ci sarà alcun riscontro – si legge nel comunicato – torneremo in piazza”.
Durante l’incontro il presidente della Regione ha garantito l’apertura di un tavolo con lo Stato. “E questo tavolo non potrà prescindere dalla questione dismissioni”, ha detto Pigliaru. “Confermo la convocazione della Conferenza regionale sulle servitù militari: siamo pronti a parlare con lo Stato ma vogliamo sentire le esigenze delle popolazioni”.
La prima manifestazione si era svolta con grande partecipazione il 13 settembre scorso davanti alla base di Capo Frasca, a questo appuntamento era seguita il 4 ottobre un’assemblea a Santa Giusta, vicino a Oristano. Oggi il movimento contro le basi militari nell’isola torna ancora una volta in piazza anche in vista della decisione del Sogin, la società di Stato incaricata dello smaltimento dei rifiuti nucleari del paese: la Sardegna potrebbe essere la regione scelta per ospitare il deposito unico nazionale di rifiuti nucleari, la decisione verrà resa nota lunedì 15 dicembre.
Il comitato Gettiamo Le Basi, guidato da Mariella Cao, ha lanciato lo slogan “SERRAI“: Sospensione delle attività dei poligoni dove si sono registrate le patologie di guerra; Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni di Teulada, Decimo-Capo Frasca Quirra; Ripristino ambientale, bonifica seria e credibile delle aree contaminate a terra e a mare; Risarcimento alle famiglie degli uccisi, ai malati, agli esposti, Risarcimento al popolo sardo del danno inferto all’isola; Annichilimento, ripudio della guerra e delle sue basi illegalmente concentrate in Sardegna in misura iniqua; I Impiego delle risorse a fini di pace. Lo stesso comitato ricorda inoltre che dal 2000 il porto di Cagliari sarebbe a rischio nucleare, potrebbe cioè ospitare unità militari straniere a propulsione e armamento atomico: la notizia è stata confermata dal prefetto e dall’allora sindaco Mariano Delogu e smentita dalla Marina Militare, ma a oggi non si conosce ancora la verità.
In piazza anche Progres: “Ci saremo perché siamo da sempre in prima linea contro le inique servitù militari gravanti sul suolo sardo, perché siamo convinti che il futuro economico della nazione sarda passi necessariamente anche dalla dismissione e la bonifica dei poligoni militari. Per questo una delegazione di attivisti del partito sarà presente domani a Cagliari a sostegno delle varie associazioni, comitati e i movimenti politici che hanno organizzato la manifestada contro l’occupazione militare italiana”.
Francesca Mulas
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