Presto dispositivi elettronici intelligenti saranno in grado di imitare le funzioni biologiche del cervello umano per apprendere dall’esperienza e reagire in autonomia a ciò che accade nell’ambiente circostante.
Su questi scenari, ormai non troppo lontani, lavora il progetto ALOHA (software framework for runtime-Adaptive and secure deep Learning On Heterogeneous Architectures), finanziato dalla Unione europea nell’ambito del programma Horizon 2020, con circa 6 milioni di euro, di cui 500mila destinati alle attività che verranno svolte dall’Università degli Studi di Cagliari. Per l’avvio della fase operativa del progetto, al tavolo con i ricercatori dell’ateneo del capoluogo sardo, il 25 e 26 gennaio, nella sala Consiglio del Rettorato, si siederanno 14 partner, tra cui colossi del calibro di STMicroelectronics, IBM e CA Technologies.
Oggetto di studio dei ricercatori coinvolti è una classe di algoritmi di intelligenza artificiale, nota come “Deep Learning”, che imita i meccanismi tipici delle reti neurali biologiche, riutilizzandoli nell’hardware e nel software dei moderni calcolatori, in modo che questi acquisiscano capacità di apprendimento paragonabili a quelle dell’essere umano e possano riconoscere e classificare con estrema precisione e rapidità immagini, video, suoni e sequenze.
L’obiettivo è l’introduzione dell’intelligenza artificiale basata su Deep Learning in tutti i dispositivi elettronici che permeano la nostra vita di tutti i giorni, in casa, nelle città e nei posti di lavoro. A tale scopo, il progetto ALOHA mira ad abilitare l’uso del Deep Learning, per ora limitato a server ad alte prestazioni, su sistemi di elaborazione specializzati di nuova generazione, mobili, portatili e a bassissimo consumo di potenza, aprendo la strada verso una nuova vastissima gamma di applicazioni.
I risultati del progetto verranno testati in molteplici ambiti. In un primo esperimento, verranno studiati impianti di sicurezza intelligenti, basati sul riconoscimento di video e immagini, da utilizzare in aree di emergenza. Una seconda linea di ricerca prevede lo studio di speciali catene di montaggio “cognitive”, in grado di reagire in modo rapido e affidabile ai comandi vocali degli operatori, risultando più sicure e confortevoli. Infine, verranno sviluppati dispositivi medici portatili, atti ad analizzare immagini mediche in condizioni critiche (senza accesso a reti di comunicazione, a batteria), come necessario per esempio negli scenari clinici dei paesi del Terzo mondo o per operazioni di soccorso in caso di calamità o situazioni disastrose.
Il coordinatore scientifico del progetto è Paolo Meloni, ricercatore di EOLAB – Laboratorio di Microelettronica e Bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell’Università degli Studi di Cagliari.