Dopo Pietro Melis, il professor universitario cagliaritano in pensione che invita il ministro dell’Integrazione a tornare in Congo, ecco il prete xenofobo. Si chiama Alessandro Loi, ha 65 anni, ed è il parroco di Lotzorai, poco più di duemila abitanti in Ogliastra. Anche lui ce l’ha con Cécile Kyenge. Sulla sua pagina Facebook (ne ha due perché con la prima ha superato il limite massimo di 5000 amici) lunedì ha postato questo messaggio: “Prima gli italiani! C’era proprio bisogno di un ministro di colore? Con tutto il rispetto per la signora». Quindi il link di un articolo de Il Giornale dal titolo eloquente: “Quella nomina razzista intrisa di buonismo”.
Il commento è accessibile a tutti. E’ sufficiente andare su Facebook e cercare Alessandro Loi. Ma non è il solo, a quanto pare. L’Unione sarda oggi in edicola ne segnala anche altri, forse accessibili ai soli “amici”. Accompagnati da link che rimandano a interventi dell’esponente razzista della Lega Nord Mario Borghezio. Cose come: “Non sono razzista, ma mischiare le razze e pericoloso”.
L’aspetto forse più curioso della vicenda è che in Ogliastra, non lontano dunque dalla parrocchia di don Loi, c’è un sacerdote originario proprio del Congo. Si chiama Floribert Kiala e dallo scorso febbraio è vice parroco della chiesa di Sant’Andrea a Tortolì. Informato delle uscite dell’anziano collega sardo, le ha definite “vergognose”. A maggior ragione, ha detto, perché vengono da un sacerdote.
Non si hanno notizie al momento di un intervento del vescovo.
(L’immagine che illustra questo servizio è tratta dal film Color of the Cross. Film diretto e interpretato da Jean-Claude La Marre e uscito nel 2006. Nel film provocatoriamente la figura di Cristo è impersonata da un afro-americano. Ma di certo Gesù, nato in Palestina duemila anni fa, era di carnagione molto più scura di come lo ha rappresentato l’iconografia tradizionale. Ovviamente il “Cristo nero” fece infuriare le organizzazioni dei cattolici tradizionalisti).