Nell’immensa mole dei documenti dell’inchiesta Paradise Papers, raccolti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung e condivisi con l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), spuntano anche due nomi legati alla Sardegna: la società Vitrociset e Felice Rovelli, figlio del patron del polo petrolchimico Sir. L’inchiesta, che si basa su oltre 13 milioni di documenti riservati, sta mettendo in luce i capitali prodotti in tutto il mondo confluiti nei paradisi fiscali grazie agli studi di consulenza finanziaria offshore Appleby e Asiaciti. Tra questi ci sono tantissime aziende italiane e molti esponenti del mondo politico e imprenditoriale. I casi italiani dell’inchiesta Paradise Papers sono stati raccontati da L’Espresso e Report che rappresentano nel paese il consorzio Icij, già vincitore del premio Pulitzer nel 2016 per l’inchiesta “Panama Papers” .
Vitrociset, Distretto aerospaziale della Sardegna e il patrimonio Crociani
Il nome Vitrociset, azienda che si occupa di tecnologie e logistica nel campo civile e militare con sede a Roma e affari anche in Sardegna, è legato a quello della famiglia Crociani, in particolare Edoarda e Camilla: sono moglie e figlia di Camillo Crociani, ex presidente di Finmeccanica condannato per corruzione nello scandalo Lookheed, la vendita miliardaria di 40 aerei militari dagli Usa all’Italia, nella fine degli anni Settanta. Il patrimonio dei Crociani è confluito nella Ciset e poi nella Vitrociset, definita dal figlio Claudio una “macchina di soldi”. La Vitrociset ha oggi una sede all’interno del Poligono interforze di Quirra a Capo San Lorenzo e partecipa al Distretto AeroSpaziale della Sardegna. L’inchiesta firmata in Italia da L’Espresso e Report, ha messo in luce che l’azienda è controllata, attraverso un complesso sistema di scatole finanziarie, da una società dei Caraibi che ha il capitale sociale di un dollaro.
Sulla vicenda il deputato di Unidos Mauro Pili ha chiesto un intervento del Governo: “Si aprono scenari inquietanti se, come sta emergendo, questa stessa società risulta nella disponibilità non trasparente di anonimi e il governo avrebbe come interlocutore e soggetto contraente una società con operatività finanziaria in qualche sconosciuto paradiso fiscale. Si configura una situazione che rende inutili i poteri di controllo dello Stato sulla società che controlla tutta l’intelligence di sicurezza e non solo”. Secondo il deputato sardo, il Governo “deve immediatamente riferire in Aula e dire se e quali azioni intenda assumere per garantire i lavoratori della Vitrociset e nel contempo ripristinare le condizioni di sicurezza dei servizi forniti da questa società”. E “se non intenda con urgenza valutare l’applicazione del golden power e revocare tutti gli appalti in essere alla luce di quanto sta emergendo sia sul piano fiscale che societario”.
Il patrimonio dei Rovellie e le tangenti Imi-Sir
Tra i nomi che avrebbero portato capitali all’estero c’è anche quello dei Rovelli legato a Sir, grande polo petrolchimico con sedi a Porto Torres e Macchiareddu di proprietà della famiglia Rovelli, acquisito dalla banca pubblica Imi nel 1979, poi fallito e assorbito da Eni e Montedison.
Nel 1982 Nino Rovelli fece causa a Imi per il fallimento, e nel 1994 gli venne riconosciuto grazie a un giudice corrotto un maxi risarcimento da 980 miliardi di lire, vicenda definita come una delle più grandi storie di corruzione di Italia. Il patrimonio della famiglia viene trasferito e diviso e infine viene affidato all’amministrazione Appleby da Felice Rovelli, figlio di Nino, che come ha dimostrato l’inchiesta del Icij ha aperto un conto nelle Isole Cook.
Francesca Mulas