Idroelettrico, Regione ed Enel vicine all’accordo

Accordo in vista tra Enel e Regione sulle centrali idroelettriche dell’isola. Dal primo gennaio 2015, a gestire invasi ed energia generata dall’acqua sarà una nuova società a capitale misto, pubblico-privato. “Nonostante manchino ancora le firme, un’intesa di massima per la gestione comune di dighe e centrali idroelettriche è stata raggiunta nel corso degli ultimi incontri. Entro l’anno verrà sicuramente sottoscritta da entrambe le parti”, precisa il presidente della Commissione Governo del territorio, ambiente e infrastrutture del consiglio regionale Antonio Solinas (Pd). Sono, invece, in via di definizione le quote di partecipazione alla newco dei due novelli soci. “Sia la Regione sia l’Enel vorrebbero essere soci di maggioranza”, continua Solinas. Ma si prospetta una soluzione fifty-fifty: “Se ci si fa la guerra – spiega il presidente della IV Commissione – l’Enel può ‘vincere’ qualche impianto, ma ne perderebbe la stragrande maggioranza, come pure la Regione, per questo motivo puntiamo al 50%”.

Terminerebbe così, pari e patta, la partita iniziata lo scorso maggio, quando, cioè, la Regione ha ripreso possesso della titolarità delle concessioni delle dighe e degli impianti dell’Alto Flumendosa, Taloro, Busachi, Coghinas, Monte Nieddu e Cumbidanovu e avviato il trasferimento all’Enas della gestione delle infrastrutture. La reazione dell’Enel non si era fatta attendere: “Fino al 2029, anno in cui scadono le attuali concessioni, nessun cambiamento”, aveva risposto la società guidata da Francesco Starace. Insomma, c’erano i presupposti per l’apertura di un contenzioso che avrebbe potuto anche portare alla gestione pubblica dell’idroelettrico. Oggi, però, nonostante il colosso dell’energia abbia impugnato i decreti del presidente Francesco Pigliaru (sull’impugnativa si esprimerà il Tribunale delle acque il prossimo 12 novembre), tra Enel e Regione sembra scoppiata la pace.

In Sardegna, tra canoni e gigawattora (605 nel 2013), il piatto dell’idroelettrico, su cui Enel ha il monopolio, vale decine di milioni di euro. Si parla di circa 50 milioni di euro per la sola produzione di energia, cui si aggiungono oltre 6 milioni di euro di certificati verdi. In futuro, gli utili dell’energia idrica potrebbero allora essere divisa a metà. Stando alle dichiarazioni rilasciate a fine maggio dall’assessore ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda: “Per la Regione l’obiettivo principale è quello del raggiungimento dell’equilibrio di gestione, dato che persiste, perché Enas costa ogni anno circa 24-26 milioni di euro. Per coprire questi costi la Regione Sardegna nel 2014 ha stanziato 19 milioni di euro, mentre Enas ha un debito verso i Consorzi di bonifica per 11 milioni, mentre vanta un credito verso Abbanoa (da 2006 al 2013) per 56 milioni per fornitura di acqua grezza”. Nel frattempo, sul debito Abbanoa verso Enas è stato redatto un piano di rientro decennale.

In attesa di conoscere i dettagli dell’accordo (e di capire in che modo l’idroelettrico verrà impiegato nell’ambito del nuovo piano energetico), si può ipotizzare che la newco vada verso il modello “Trentino”, dove la gestione dell’idroelettrico è affidata appunto a due soggetti misti. Qui, però, il pubblico detiene la maggioranza delle due società partecipate da Enel in un caso e da Edison nell’altro. Soprattutto, è il pubblico a dettare al privato le condizioni della gestione. Franco Pocher, dirigente del Servizio gestione risorse idriche e energetiche della Provincia autonoma di Trento, ci spiega come funziona l’idroelettrico nella provincia di Trento: “In seguito all’attuazione delle norme dello Statuto, la competenza delle concessioni è passata alla Provincia (prima era statale, ndr), che ha quindi confermato le concessioni detenute da Enel e Edison fino al 2010. Da allora vige l’accordo su una proroga con concessioni rilasciate ai due soggetti misti, che ha garantito per i territori condizioni molto più favorevoli rispetto al passato. Ad esempio, è stato imposto un canone aggiuntivo destinato ai Comuni, 62,50 euro per Kw di potenza nominale (pari a 35.675.125 €/anno), più un canone ambientale pari a 5,00 €/kW di potenza nominale (pari a 2.852.510 €/anno). Il concessionario è inoltre obbligato a mantenere una riserva di un quantitativo d’acqua per uso irriguo o potabile da mettere a disposizione su richiesta della provincia”, conclude Pocher.  Prima del 2010 (e si tratta di tasse ancora in vigore), il concessionario pagava unicamente i canoni demaniali, i sovracanoni dovuti ai consorzi e ai comuni rivieraschi. In più, per ogni kw di potenza nominale, 220 kwh sono destinati alle utenze degli uffici pubblici o i depuratori, che dunque non pagano l’energia. In Sardegna, invece, “nonostante avesse promesso di versare il 10% degli utili derivanti dall’idroelettrico, l’Enel non ha mai versato neanche un euro nelle casse pubbliche”, conferma Solinas.

Piero Loi

 

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