“L’originalità dell’approccio di Shardna si basa su un team multidisciplinare che conduce le sue ricerche in una particolare area della Sardegna, l’Ogliastra”: è l’anno 2000, i siti web sono ancora semplici e ingenui nella loro architettura ma il progetto SharDna, venduto oggi a una società inglese per 258mila euro, si presenta al mondo con una pagina dai contenuti chiari e precisi.
“Questa regione – si legge nella prima presentazione dell’azienda – è abitata da popolazioni che sono state isolate per secoli e che costituiscono un modello ideale in termini genetici, demografici ed ambientali per l’identificazione delle cause genetiche delle malattie multifattoriali e dei fattori di rischio ad esse associati: ipertensione, calcolosi urinaria, emicrania, obesità, malattie degli occhi e calvizie”. L’obiettivo della società, creata dall’imprenditore (e futuro presidente della Regione) Renato Soru che detiene la quota di maggioranza e da Mario Pirastu, direttore dell’Istituto di Genetica delle Popolazioni del CNR, è quello di prelevare, catalogare e analizzare il Dna di un campione della popolazione ogliastrina per studiare la correlazione con determinate malattie.
In pochi anni la società raccoglie migliaia di campioni (230 mila, per la precisione), tra cui anche sangue, da quasi 15 mila persone di dieci paesi (Talana, Perdasdefogu, Urzulei, Baunei, Ussassai, Seulo, Triei, Seui, Escalaplano e Loceri) che si offrono volontariamente per lo screening genetico e, in cambio, ricevono visite e analisi complete gratuite; parallelamente si portano avanti ricerche d’archivio per studiare genealogie e rapporti familiari: il risultato è un patrimonio inestimabile che contiene infinite informazioni sulla correlazione tra dna, patologie, stile di vita e ambiente, reso possibile anche grazie a investimenti pubblici regionali (la Sfirs è una dei finanziatori) e privati (il Banco di Sardegna e la clinica Tomasini di Jerzu).
Il valore della banca dati è stimato in 4 milioni di euro, il valore dei dati genetici e biologici delle migliaia di persone che hanno contributo a crearla non ha invece prezzo.
I guai arrivano intorno al 2004, quando Renato Soru da patron di Tiscali e azionista di maggioranza di SharDna diventa presidente della Regione Sardegna: l’azienda vince tre appalti pubblici suscitando dubbi su un conflitto di interessi del proprietario. Nel frattempo aumentano i debiti e diminuiscono gli incassi, e così nel 2009, a neanche 10 anni dalla sua nascita, SharDna è venduta per tre milioni di euro alla Fondazione San Raffaele di don Luigi Verzé.
Tre anni dopo il fallimento è definitivo, trainato dalla crisi del San Raffaele: l’azienda nel 2012 è in liquidazione, i dieci dipendenti (biologi molecolari, genealogisti informatici e amministrativi) sono licenziati e nel frattempo il suo valore sul mercato è in picchiata. Quello attuale è scritto nell’atto di compravendita a favore della Tiziana Life Sciences: 258mila euro, a tanto si può comprare il patrimonio genetico di un territorio, l’Ogliastra, studiato in tutto il mondo per la straordinaria longevità dei suoi abitanti.
“Shardna ha scelto di regolare la propria delicata attività di ricerca sulla base di un irrinunciabile principio etico che prevede il totale consenso informato della popolazione in esame”, si legge ancora nelle pagine web dell’azienda. La società inglese Tiziana Life Sciences che ha acquistato la SharDna assicura che userà la biobanca per studiare la correlazione tra dna e longevità. Rassicurazioni che, per ora, non tranquillizzano le migliaia di persone che hanno contribuito a mettere in piedi quel patrimonio.
Francesca Mulas