Il ‘Monòpoli’ sardo si chiama Tancas. Dall’incontro tra Simone Riggio, grafico di Santu Lussurgiu, e una cooperativa ligure nasce la versione isolana del più famoso dei giochi da tavolo. La presentazione in anteprima al Montiferru Play: “Per una mattina 150 bambini hanno dimenticato il cellulare”. Lo scopo è lo stesso del celebre ‘Monopoli’ a cui evidentemente questo gioco si ispira. Dominare il mercato acquistando proprietà terriere, investire e costruire, decretare il fallimento degli avversari e diventare i più ricchi. Il sogno capitalista, in salsa sarda. Se non fosse per un secondo fine, non troppo nascosto: ricordare che quei terreni da conquistare, un tempo erano le terre libere in cui i pastori pascolavano le greggi. Il riferimento è nel sottotitolo del gioco, Tancas, che riporta i versi con i quali il poeta Melchiorre Murenu, noto come ‘l’Omero dei poveri’, definì l’editto delle chiudende del 1820: “Tancas serradas a muru, fattas a s’afferra afferra, si su chelu fit in terra, che l’aian serradu puru”. Parole che mettevano in luce la spregiudicatezza della nascente proprietà privata nelle terre comuni: “Terreni chiusi dai muri, fatti all’arraffa arraffa, se il cielo fosse in terra avrebbero recintato pure quello”.
Per Luigi Cornaglia, presidente di Demoelà la società ligure editrice del gioco “giocare è sì divertirsi ma anche imparare, interagire, mettersi alla prova. Tancas stimola l’interazione e la capacità di contrattazione dei giocatori, raccontando in maniera leggera e moderna il sentire di una comunità, per celebrare la bellezza di un territorio unico al mondo”.
Insomma il giocatore di Tancas aspira a diventare un provetto capitalista ma illuminato: conosce e tutela la cultura. Perché con i suoi soldi, non c’è l’euro e la moneta è “su francu” che ancora oggi vige nel parlato sardo, finanzia i beni archeologici della Sardegna presenti tra le varie caselle del tabellone. Partendo da Su Nuraxi di Barumini ogni volta che passa per il sito di Tamuli di Macomer o per le Domus de Janas di Sorradile versa soldi nel pozzo sacro di Santa Cristina, una sorta di fondo a tutela dei beni archeologici. Lungo il percorso ci sono caselle denominate “Amistade” e “Chentu Concas e chentu berrittas” che raccontano storie, aneddoti, proverbi in sardo. Come nel più famoso dei giochi da tavolo anche in Tancas per andare avanti si utilizzano i dadi e nella versione sarda come nella realtà ci sono il trenino verde la strada statale 131 che consentono di accorciare il percorso tra le varie località della Sardegna: Alghero, Bosa, Santu Lussurgiu, Cagliari, Sant’Antioco, Pula, Arbatax, Fonni per citarne alcune.
“L’idea di realizzare un gioco per la Sardegna l’avevo da tanto tempo – spiega Simone Riggio – ma l’ho messa in pratica quando nel 2016 ho iniziato a collaborare con l’editore di giochi Demoelà che ha sede a Genova. Dopo mesi di duro lavoro siamo riusciti a definire tutti gli aspetti del progetto e arrivare quest’anno alla produzione. In Tancas ci si ritrova in quello che succede nelle varie zone della Sardegna, si ironizza su questa nostra appartenenza sullo sfondo di un amore che tutti i veri sardi provano sconfinato per la propria terra”.
Il gioco, le illustrazioni sono di Dino Sechi, è stato presentato sabato alla prima edizione del Montiferru Play che si è tenuta a Santu Lussurgiu sotto la spinta della consulta giovanile del paese. “La mattina – prosegue Riggio – oltre 150 bambini di diverse scuole della zona hanno partecipato ai tavoli da gioco, a laboratori vari e hanno potuto seguire alcune lezioni di scacchi. Il festival ha riscosso così tanto successo che l’amministrazione comunale e altri enti del territorio hanno già puntato sulla sua seconda edizione, molto vicina alle scuole soprattutto per creare un evento che ha la forza di far dimenticare cellulari nelle tasche o borsette e far recuperare alla gente la gioia di giocare insieme, divertendosi e confrontandosi come ormai capita di rado”.
Andrea Deidda