Webcomics è la nuova parola d’ordine nel campo dei fumetti. Una via all’autoproduzione ormai molto diffusa, che permette di far conoscere il proprio lavoro con costi molto più contenuti della stampa tradizionale. Molto più spesso di quanto non si creda, si tratta di lavori di qualità elevata. Rusty Dogs (RD), letteralmente “cani arrugginiti”, è uno di questi, un lungo ed impegnativo fumetto scritto e ideato dal sassarese Emiliano Longobardi, il cui primo episodio è datato 17 novembre 2009. Sei anni di duro lavoro che è finalmente giunto alla stretta finale.
Partiamo dal titolo della serie. Perché?
Perché la metafora del cane era irresistibile e perché al contempo volevo evocare in maniera esplicita e diretta la dimensione urbana corrotta. E poi perché Rain Dogs e Stray Bullets li aveva già usati qualcuno più bravo.
Come ti è venuta in mente una serie come Rusty Dogs?
Per caso e per gioco. Mentre scorrevo l’elenco di disegnatori linkati su un blog che avevo tempo fa, mi rammaricavo del fatto che moltissimi di quegli autori, pur nelle loro anche enormi differenze stilistiche e dimensioni lavorative, avevano per me un’inclinazione verso un certo tipo di atmosfere nere. Per alcuni di loro si trattava di un’inclinazione addirittura dichiarata, per altri era appena percepibile e in alcuni la individuavo solo in potenza. In ogni caso, erano tutti disegnatori bravissimi con i quali mi sarebbe piaciuto fare qualcosa e mi dispiaceva che non ci fosse nessuno che avesse pensato di coinvolgerli in un unico progetto. Quando mi sono reso conto che ero passato senza soluzione di continuità dal rammarico al gioco di pensare come avrebbero potuto convivere tutti in un unico contesto narrativo, ho avuto voglia di provare a farlo io. Rusty Dogs all’inizio sarebbe dovuto essere un bel po’ diverso da com’è e da come sarà alla conclusione, ma il cuore dell’idea è rimasto inalterato: storie brevi di genere crime/noir ambientate nello stesso ambiente urbano. Inizialmente, i disegnatori sarebbero dovuti essere una trentina, col tempo sono diventati cinquanta.
Perché ha i deciso di pubblicare la serie sul web?
Perché per come è strutturata la serie, che si articola in cinquanta episodi di quattro pagine ognuno, mi è sembrata da subito la via più adeguata. E poi perché avevo il forte desiderio di arrivare il prima possibile a far leggere le storie. Infine, essendo Rusty Dogs un progetto nato su base amatoriale (tutti partecipano gratuitamente, cosa che naturalmente accende un debito di riconoscenza considerevole nei confronti dei cinquanta disegnatori, di Mauro che cura la grafica e il lettering e di Andrea che fa da editor) e non avendo un budget da investire, la gratuità di internet è risultata un ulteriore elemento a favore di questa scelta.
Il web offre molte più possibilità espressive rispetto ad una pubblicazione tradizionale, quindi, perché non fruttare questa multimedialità, come fa, ad esempio, l’inglese Madfire?
Perché Rusty Dogs nasce come fumetto e non altro. Ogni linguaggio ha caratteristiche specifiche e a me piace raccontare con quelle proprie del fumetto. Questo non esclude che RD possa essere declinato anche attraverso altre forme, ma – appunto – sarebbero successive a quella originaria.
Quali difficoltà si incontrano in un lavoro antologico di questo tipo?
Più di quante pensassi, ma sono servite tutte a regalarmi un bel bagaglio di esperienza. Innanzitutto, dato il grande numero di disegnatori (ognuno caratterizzato da un proprio percorso espressivo e da un proprio stile), scrivere delle storie che potessero non solo andar bene per ognuno di loro, ma anche che non tradissero i presupposti e le finalità della serie. Inoltre, gestire redazionalmente la scrittura, produzione dei disegni e scalettatura dei diversi episodi: a un certo punto, le ovvie e comprensibilissime priorità lavorative (e non solo) di molti disegnatori ha fatto “saltare” il percorso di pubblicazione che avevo in testa. Non sono da poco poi le ulteriori difficoltà redazionali che riguardano il lavoro di Mauro Mura e di Andrea Toscani. Infine, una quarta grossa difficoltà attiene alla necessità di tenere viva sul progetto l’attenzione dei media fumettistici e del pubblico.
Verrà mai pubblicato un volume cartaceo?
Spero di sì perché sono un feticista della carta, ma se non uscirà, non sarà un dramma: RD nasce per stare sul web e lì deve muoversi. In ogni caso, ora dobbiamo solo arrivare a pubblicare il cinquantesimo e ultimo episodio, poi vedremo.
Quale accoglienza ha avuto RD, tanto dai lettori quanto dagli addetti ai lavori?
Devo dire ottima, almeno a giudicare i commenti sul blog e su Facebook da parte dei lettori, considerando le tante recensioni positive e le candidature a vari premi (Comicon, Narnia, ComicUS Prize, Nella rete del fumetto Awards, e la vittoria nei Postonero Exellence).
Dopo questa fatica di Sisifo, hai in mente nuovi progetti?
Sì, devo scrivere la biografia di Leonardo Da Vinci per la toscana Kleiner Flug (che la inserirà in una collana dedicata alle biografie degli italiani illustri); riprendere Once were criminals, un vecchio progetto avviato a suo tempo con Gianfranco Giardina; e infine mettere mano alla mole di documentazione che negli anni ho raccolto per una storia ambientata in Messico.
Christian M. Scalas