Mogoro, dopo 17 anni apre al pubblico il nuraghe Cuccurada, una “reggia” di 4000 anni fa

Undici cantieri archeologici aperti nel lontano 1994 e chiusi nel 2011, dopo diciassette anni; finanziamenti europei, regionali e comunali per oltre tre milioni e 642 mila euro, di cui due milioni e mezzo per gli scavi e oltre un milione (di fondi Por) per la costruzione del Centro servizi e della sala espositiva (dove è illustrata la storia degli scavi) del bar, della biglietteria e del negozio.

L’iter che alla fine ha portato all’apertura al pubblico del nuraghe Cuccurada di Mogoro, gioiello archeologico allo sbocco della vallata del rio Mogoro e visibile fin dalla 131,  ma sostanzialmente ancora sconosciuto agli stessi abitanti del paese, è  paragonabile giusto alla singolare complessità architettonica del ritrovamento nuragico.

Per diversi anni l’attuale amministrazione del Comune di Mogoro ha sollecitato inutilmente il via libera della Soprintendenza ai Beni archeologici di Cagliari ed Oristano, che ha condotto i lavori assieme all’Università di Cagliari, perché fosse garantita la fruibilità di un’opera archeologica già durante le operazioni di scavo. Secondo il sindaco Sandro Broccia, che si è battuto in prima persona perché il sito fosse immediatamente fruibile, il complesso archeologico di Cuccurada poteva essere aperto al pubblico già sei o sette anni fa.

Alla fine dei lavori, infatti, è subito seguita la delibera del consiglio comunale che, nella primavera del 2012 ( in tempo per l’apertura estiva) ha approvato lo schema di convenzione per l’apertura al pubblico. Tuttavia, la Soprintendenza ha atteso l’autunno per apporre la sua firma e così l’inaugurazione del sito nuragico  è stata posticipata di un altro anno. Siamo così attivati a quest’inizio di giugno. «In questi primissimi giorni abbiamo avuto un’ottima affluenza di pubblico» afferma Broccia – Sarebbe bello che gli scavi potessero proseguire, tenendo aperto ai visitatori e naturalmente mettendo tutto in sicurezza”.

Non tutto infatti è stato riportato alla luce. C’è una torre di cui sono stati scavati solo 3-4 metri che sembra essere alta almeno il doppio, e di cui ancora non si trova l’ingresso. I caratteri dell’insediamento sono peraltro piuttosto singolari, specie per l’insistenza di diverse culture che si sarebbero sovrapposte su un arco temporale molto ampio. Sebbene l’insediamento sia risalente al Bronzo Medio (1600 – 1300 a.C.) esso si sviluppa su un precedente abitato attribuito alla cultura di Monteclaro.

Alcuni ritrovamenti di materiali sono inoltre riferibili a periodi più antichi, ovvero alla Cultura di S. Michele di Ozieri, del Neolitico Finale (3200-2800 a. C.). Altra caratteristica peculiare è che l’edificio principale, una torre centrale con bastione e quattro torri comunicanti intorno all’ampio cortile centrale da cui si a si accede ai vani interni, è imperniato su un sorprendente nuraghe “a corridoio”. Intorno, numerose capanne nuragiche e una muraglia megalitica. Insomma, un gioiello archeologico ancora sconosciuto che torna, dopo lungo lavoro, nella disponibilità dei sardi.
Giulia Clarkson

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share