“L’isola del sole nero”: è il suggestivo titolo del cortometraggio di Andrea Arena sulla piaga dell’inquinamento in Sardegna. Una videoinchiesta sugli effetti di decenni di ciminiere fumanti notte e giorno, come avviene a Sarroch, ma non solo. Ad Arena va dato atto di aver idealmente creato, tramite immagini e racconti, un tavolo degli imputati su cui finiscono le scelte compiute dalla politica, sarda e italiana, alla fine degli anni ’50. Il sogno di ieri, l’industrializzazione dell’isola, è diventato l’incubo di oggi: questo il messaggio lanciato dal regista attraverso le interviste e le riprese realizzate tra Macchiareddu e Sarroch. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: primato tra le regioni italiane per superficie contaminata e “i figli dei saldatori di ieri diventati i saldatori di oggi”, come dice Giorgio Meletti, giornalista de Il Fatto Quotidiano e fine conoscitore della realtà sarda. E un’agricoltura che dagli anni ’50 ad oggi è passata dal 51% degli occupati in agrcoltura al 5,5 degli ultimi anni. “Nel momento in cui è stata importata l’industria pesante, è stata dichiarata guerra alla terra”, spiega una voce fuori campo fatta propria dal regista.
Il documentario, dedicato a Carlo Masu, attivista del Presidio di Piazzale Trento e del Comitato Sa Luxi che chiede l’istituzione del Registro tumori regionale, ha di certo un merito: raccontare il lato oscuro di un’isola che continua ad essere sì la perla del Mediterraneo. Ma fino a quando?
P. L.