Emilio Lussu, la Grande Guerra e la Brigata Sassari: una mostra al museo di Armungia

Vale la pena affrontare i tornanti della strada statale 387 per raggiungere Armungia, nel cuore del Gerrei, il paese di Emilio Lussu, il luogo delle epiche battute di caccia descritte dal “cavaliere dei rossomori” nel libro “Il cinghiale del diavolo”. Una comunità in sofferenza per lo spopolamento che riduce progressivamente il numero di abitanti ma non le energie positive e la voglia di costruire un futuro diverso. Ad Armungia è nato un laboratorio di tessitura con la perizia e l’impegno di Tommaso Lussu (nipote di Emilio) e Barbara Cardia, tornati a casa per valorizzare un’arte del passato. Il cuore di questa attività manuale è la dimora dell’autore del Cavaliere dei Rossomori, in cui il battito dei telai segna il tempo nuovo.

Armungia è anche un luogo di storie di pietra, la pietra del nuraghe perfettamente inserito nella bella trama di vie e vicoli che compongono il paese. E di storie “lussiane” raccontate attraverso fotografie e documenti nel museo dedicato a Emilio e Joyce (la compagna di una vita tra “fronti e frontiere”). Proprio il museo ospita la mostra “Storia di un popolo in divisa, la Brigata Sassari nella Grande Guerra”, che coincide con le celebrazioni del centenario dell’entrata dell’Italia nel conflitto.

L’esposizione, curata da Alberto Cabboi, valente studioso e guida preziosa nei meandri della microstoria armungese, descrive il glorioso percorso degli intrepidi sardi con le mostrine biancorosse. Senza retorica viene messo in evidenza attraverso un eccezionale apparato fotografico il ruolo “dell’unica formazione dell’esercito italiano reclutata su base regionale”. Vengono proposti per la prima volta in Sardegna i documenti conservati, a Bassano del Grappa, nell’archivio storico Dal Molin, e messi a disposizione del comune di Armungia che ha promosso l’evento. Le fotografie, in primis, descrivono una guerra che è stata “un’orrenda carneficina” e il contributo offerto dalla “Sassari” nelle trincee del Carso e sull’altipiano di Asiago.

Un risalto particolare ha naturalmente la figura di Emilio Lussu. Il suo ricordo è associato anche a momenti di svago e riposo e non esclusivamente all’impegno nella prima linea. Lussu appare sorridente sulla neve dopo quello che sembra un capitombolo sugli sci e si mostra rilassato al fianco dell’amico Alfredo Graziani (il tenente Grisoni nel libro “Un anno sull’Altipiano) e della “Crocerossina di guerra” Teresa Nardini Guerrato, a cui la mostra armungese riserva un meritato tributo per il suo prodigarsi a favore dei soldati della Brigata. Un punto di riferimento nella retrovia di Bassano del Grappa dove convergono feriti e malati provenienti dalle zone di guerra.

Cartoline, lettere, oggetti e fotografie, parte integrante di un altro archivio (quello della famiglia Caneva) e ora in prestito al museo di Armungia, confermano il legame tra la benefattrice veneta e i sassarini. C’è pure il ventaglio su cui la madrina del “battaglionissimo”, Lussu e Graziani si scambiano, con una scrittura minutissima, impressioni sull’andamento del conflitto.
La guerra avrà il suo corso, la “Sassari” arriva a Vicenza accolta con tutti gli onori. La città è salva, il nemico austriaco è lontano. I “diavoli rossi” sono gli osannati liberatori. Teresa Nardini Guerrato mantiene il rapporto con l’Isola dei Sardi, resta in contatto con soldati e ufficiali della Brigata. Lussu, nel 1945, in visita a Bassano, da ministro dell’assistenza post-bellica, non perde l’occasione di incontrarla dopo tanti anni.

Un orizzonte denso di rimandi storici, la mostra rinfresca i ricordi e in occasione del centenario è un ulteriore contributo a tenere viva la memoria. Finita la visita, all’esterno, ci sono altre tappe, nell’ospitale Armungia: il museo della civiltà contadina, il nuraghe, la bottega del fabbro e casa Lussu, fucina delle originali creazioni artistiche di Tommaso e Barbara.

Massimiliano Rais

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