‘Cattivo, perché non ti svegli?’ La memoria di Cagliari nel Cimitero Monumentale di Bonaria

Il piccolo Efisio Devoto non aveva neanche tre anni quando lasciò questo mondo per approdare nell’aldilà: il ritratto del bimbo con i riccioli, l’abito dal colletto in pizzo e il giocattolo abbandonato sul grembo è una delle immagini più amate e allo stesso tempo inquietanti delle memorie cagliaritane. Efisino ha accolto oggi i visitatori nella cappella di famiglia all’interno del Cimitero Monumentale di Bonaria, luogo ricco di storie e fascino dove ancora oggi i Cagliaritani vanno in cerca del proprio passato, durante l’iniziativa organizzata dal consorzio turistico Buy Sardinia: oltre cento venti persone hanno seguito il ‘Tour spettrale‘ attraverso viali, lapidi, cappelle, statue e colombari per incontrare le storie e i protagonisti della città antica.

Il Cimitero fu costruito nel 1828 in seguito all‘editto di Saint Cloud che voleva le aree cimiteriali al di fuori dell’area urbana; progettato lontano dai quartieri storici di Cagliari, che allora contava 27mila abitanti, come un parco ricco di verde e alberi tra cui cipressi di vario tipo, carrubi, rose e ibiscus, palme, pini, lecci e tuie, accoglie oggi mirabili esempi di architettura e scultura funeraria. Qui scorrono le tracce della storia cagliaritana dalla metà dell’Ottocento ad oggi.

Nel viale degli Eroi, all’ingresso del cimitero, passano in rassegna i caduti della Prima Guerra Mondiale, celebrati con iscrizioni dal tono epico. Scorrono sugli altri viali stele funerarie, obelischi, sculture a tutto tondo, bassorilievi, monumenti attraverso gli stili più diversi: verismo, romanticismo, neoclassicismo, neo-rinascimentale ma anche richiami più eclettici all’architettura e all’arte antica. Giuseppe Sartorio, scultore piemontese, ha firmato con la sua bottega tantissimi monumenti funerari che oggi possiamo ammirare a Bonaria: sua è la scultura di Efisino Devoto, custodita all’interno della cappella di famiglia e accompagnata dal celebre epitaffio voluto dai genitori “Cattivo! Perché non ti risvegli?”.

Percorrendo i viali del Cimitero Monumentale si intrecciano le memorie antiche della Cagliari nobile e della borghesia che in quegli anni emergeva: c’è il francese Luigi Rogier, commerciante di tessuti che da Parigi si trasferì nell’isola, dove divenne console dei re di Belgio e Danimarca e morì a Cagliari nel 1862; l’imprenditore di Rimini Enrico Serpieri raffigurato in una scena militare; l’industriale Pietro Magnini e l’ingegnere Ottone De Negri, giunti nell’isola per lavoro e assassinati a Urzulei nel 1876 da un gruppo di banditi. Tanti anche i monumenti dedicati agli intellettuali isolani: Giuseppe Todde, professore e commendatore, morì nel 1867 e oggi riposa sotto un’imponente nicchia decorata; il canonico Giovanni Spano, che commissionò prima della morte la sua sepoltura riutilizzando un sepolcro romano proveniente da una necropoli vicina, arricchito di decorazioni in bassorilievo. Spano, che fu archeologo e storico, volle per sé un’iscrizione in latino che così recitava ‘Iohannes Spanus vivus sibi fecit…’ quasi a sottolineare che pensò da solo a celebrarsi, temendo che forse la città non lo avrebbe ricordato nel modo giusto. Il tributo a Giovanni Marghinotti, il più grande pittore isolano dell’Ottocento scomparso nel 1865, è affidato a una stele semplice e lineare con un’epitaffio inciso sulla pietra.

Tra i monumenti più commoventi ci sono quelli dei bambini: le sorelline Mulas, Elisa e Angelina, sono avvolte da una veste leggera, con i lunghi capelli sciolti sulle spalle, abbracciate in una spirale che si erge verso il cielo. Sotto la scultura una pesante base di libri e volumi su cui crescono foglie e fiori, e un epitaffio che recita ‘Cristo sol governa’. La piccola Maria Ugo Ortu, due anni e mezzo alla sua morte, è raffigurata appoggiata a una balaustra, seria e assorta; la sua iscrizione recita ‘Addio mamma, addio babbo. Ai buoni ed ai pietosi dite che ricordino la povera vostra Mariuccia’. Sui due fratelli Ninì e Rino Rozier sappiamo poco: nella scultura di Sartorio sono portati via, insieme, da un angelo alato; sotto il monumento un’ iscrizione tragica: ‘Ho visto quanto basta, preferisco tornarmene a giocare lassù, dove si è più felici’.

(Per approfondire: ‘Bonaria, il cimitero monumentale di Cagliari’, edizioni Tam Tam, 2000)

Francesca Mulas

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