Una Suicide girl, forse la più nota in Italia con due milioni di follower, che apre e chiude con una rassegna di tre giorni sui tatuaggi in Sardegna, la Tattoo convention, diecimila visitatori ogni anno. Riae, capelli blu, occhi verdi, pin up italo-irlandese con madre sarda, è la madrina della manifestazione: davanti a lei c’è sempre tanta gente per un selfie o per scambiare due chiacchiere. È il segno dei tempi. Gli adolescenti, ma ormai anche i ventenni-trentenni non vanno (o vanno poco) al cinema e non guardano la tivù. Leggono più post che libri. E per loro è sempre più difficile ricordare il nome di una classica diva da passerella come accadeva ai tempi di Claudia Schiffer: più facile ammirare o riconoscersi in Riae, modella influencer che magari ti risponde anche su Instagram. Il movimento delle Suicide girls nasce come ribellione quasi punk ai canoni estetici imposti dall’alta moda. Quest’anno alte e piatte, l’anno dopo un po’ più formose ma senza esagerare e così via? Suicide girls (tutto è nato da un sito che pubblicava le foto più belle e creative) ha detto basta alle leggi della moda. E proposto una nuova filosofia di bellezza: piaci agli altri come ti piaci tu. “Non importa se sei sei bassa – racconta Riae in una pausa tra un complimento e una foto dei fan – o se sei cicciottella, l’importante è che tu stia bene con il tuo corpo”. E lei ha deciso. Taglio netto, anche alla lingua: se ti fa una boccaccia scopri che la lingua è divisa in due. Biforcuta. Dolce e forte. Come i suoi tatuaggi un po’ in controtendenza: sulla sua pelle ci sono orsacchiotti, fenicotteri e maialetti. Le immagini che girano in rete? Molto nudo, ma senza superare certi limiti. Con l’arte (anche di piacere a se stessi e agli altri) come chiodo fisso. Alla Tattoo convention si vedono anche altre ragazze Suicide Girls o abbigliate come Suicide girls: si notano perché l’impatto deve essere forte. “Si sceglie di colpire – racconta Riae con una gentilezza e dolcezza che sembrano un po’ fare a pugni con lo sguardo più duro delle immagini in posa sulla rete – perché inevitabilmente le persone rimangono incuriosite e affascinate dal diverso”. E lì sta la bravura della modella influencer: calamitare l’attenzione a lungo termine puntando anche sull’eccesso, ma condito dal gusto. Riae in questo è diventata maestra. Brava a viaggiare tra reale (ama le passeggiate nei boschi con i suoi cani) e virtuale (anche una camminata in campagna può essere l’occasione di un selfie da postare) Suicide girls per tutti: ammiratori, ma anche ammiratrici che cercano confronto e conforto. E che poi mettono un po’ di ribellione nelle loro vite anche senza bisogno di avere un esercito di follower dietro. Il nome del movimento? Forte, provocatorio, ma nessuna voglia di farsi del male: le Suicide girls sono un inno alla vita. A modo loro. Ansa
ARCHIVIO: Fishball, Ria, Kloe e Tora: il fascino (in)discreto delle Suicide Girl sarde