Cosa c’entrano i nuraghi con i problemi del linguaggio? In apparenza ben poco, dato che lingua e comunicazione degli uomini che tremila anni fa in Sardegna fa costruivano le grandi torri in pietra ci sono praticamente sconosciute.
Eppure l’Università di Sassari, Facoltà di Medicina e Chirurgia, è riuscita nell’arduo compito di metterli insieme: il ciclo di seminari “Il cervello che scrive: una visione interdisciplinare” in programma a Sassari tra 16 e 30 ottobre prevede tre incontri sul tema della scrittura nuragica. Un connubio un po’ azzardato, tanto più che a organizzare gli incontri è il Corso di Laurea in Logopedia: un sistema di segni grafici che ignoriamo, probabilmente neanche mai esistito, sarà protagonista di in un corso che studia proprio il linguaggio.
Perché? Per ora possiamo soltanto dire chi e quando: nei giorni di venerdì 16, 23 e 30 ottobre Gigi Sanna, scrittore e saggista di Abbasanta, presenterà le sue relazioni nelle aule di viale San Pietro 43, sede del dipartimento. “Le origini della scrittura nel Mediterraneo”, “La storia della scrittura in Sardegna e la sua evoluzione” e “I documenti del Sinis” il titolo dei tre interventi in programma. Il resto dei seminari è poca roba: un saluto istituzionale affidato a Paolo Tranquilli Leali, presidente della Struttura di Raccordo della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Sassari, e altri due interventi decisamente più a tema: Susanna Nuvoli, ricercatrice di Medicina Nucleare a Sassari, presenterà “L’approccio del medico nucleare alla funzione del linguaggio” mentre Maria Rita Piras, presidente del corso di laurea in Logopedia, parlerà di “Neuroanatomia della scrittura”. Il resto, appunto, la scrittura nuragica.
E dunque ci chiediamo: che ci fa la Sardegna dei nuraghi in un seminario simile? Per capirlo proviamo a indagare su parole e opere di Gigi Sanna. Lo scrittore non è nuovo in quel di Sassari, avendo già partecipato a seminari insieme Maria Rita Piras e Susanna Nuvoli e già in quelle occasioni aveva parlato di scrittura nuragica. Dopo aver insegnato latino e greco al liceo classico “De Castro” oggi collabora con l’Istituto di Scienze Religiose di Oristano come docente di storia della chiesa antica. In curriculum vanta un poderoso volume dal titolo “Sardoa Grammata”, 600 pagine pubblicate nel 2004 dalla casa editrice S’Alvure dove cerca di dimostrare l’esistenza di una scrittura nuragica. In un secolo di indagini archeologiche nessuno ha mai trovato in Sardegna segni che possano far pensare a un sistema di scrittura e comunicazione, Sanna invece c’è riuscito utilizzando le cosiddette ‘tavolette di Tzricotu’, quattro lastre (una in bronzo e tre in gesso, nella foto) venute alla luce vicino a Cabras. Da qui l’autore oristanese avrebbe ricostruito tutta la scrittura dei Nuragici: un sistema di lettere alfabetiche e segni logografici e pittografici riconosciuto poi in altri manufatti di ceramica e metallo.
Affascinante, certo. Se non fosse che le tavolette arrivano da un contesto incerto, sicuramente non nuragico, forse medievale, e dunque tutto l’impianto ricostruttivo di Sanna si basa su materiali che con la preistoria e la protostoria della Sardegna hanno poco o nulla a che fare. Superfluo ricordare che nessun archeologo di Università o Soprintendenza ha mai sostenuto le tesi di Sanna. E allora la domanda resta senza risposta: perché dentro la facoltà di Medicina sassarese in un corso di logopedia si parla di una scrittura che forse non è mai realmente esistita?
Francesca Mulas
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