L’europarlamentare di Forza Italia Salvatore Cicu deve andare a processo. Questa la richiesta formulata stamane a Cagliari dal pubblico ministero Emanuele Secci durante l’udienza preliminare del processo che vede coinvolti, oltre Cicu, anche i compagni di partito Luciano Taccori, commercialista ed ex sindaco di Sestu e Paolo Cau. Il pm è arrivato a questa conclusione dopo le indagini scattate in merito al presunto riciclaggio di denaro appartenente al clan camorristico dei Casalesi.
Il pm questa mattina ha parlato per più di un’ora, ripercorrendo le tappe saliente della sua inchiesta davanti al Gup del Tribunale di Cagliari, Cristina Ornano, che dovrà decidere se celebrare il processo nei confronti dell’europarlamentare, dell’ex sindaco di Sestu dell’ex capogruppo forzista dello stesso comune, Cau, l’unico presente oggi in aula.
I tre sono accusati con altre 14 persone residenti in Campania di aver riciclato in Sardegna denaro proveniente dal clan camorristico dei Casalesi. L’inchiesta – condotta dai militari del Gico della Guardia di Finanza sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia – è legata alla vendita di un terreno a Villasimius (Cagliari) da parte della società Turicost (nella quale Cicu sarebbe stato socio occulto) ad una cordata di imprenditori campani che poi hanno realizzato il villaggio turistico S’Incantu.
Il pubblico ministero ha rinnovato le conclusioni già presentate al Gip al termine dell’inchiesta preliminare, sollecitando il rinvio a giudizio di tutti. Un’indagine molto complessa che ha potuto accertare anche l’arrivo nell’Isola, il 5 agosto 2003, di Gennaro Chierchia, noto Rino ‘o Pecorone, esponente di punta del clan camorristico D’Alessandro di Castellamare di Stabia, poi ucciso in un agguato il 28 ottobre 2008. Secondo l’accusa portava in una valigetta 400 mila euro in contanti per chiudere l’affare. Conclusa l’inchiesta, il pm Secci ha sollecitato il processo per tutti i 17 indagati accusati di riciclaggio – a Cicu, Taccori e Cau non viene contesta l’associazione a delinquere né l’aggravante delle finalità mafiose – e ora sarà il Gup Cristina Ornano a decidere valutando gli elementi raccolti.
Il giudice ha deciso che solo alla fine dell’udienza preliminare scioglierà la riserva in merito alla competenza territoriale del processo per alcuni imputati campani, mentre nelle prossime udienze – fissate per il 27 aprile e il 18 maggio – dovrebbero parlare i difensori. Sono finiti nell’inchiesta sarda il consigliere regionale della Campania Luciano Passariello, 55 anni di Napoli; Alessandra Coronella, 42 anni di Aversa; Antonino Di Martino, 51 di Piano di Sorrento; Luisa Di Martino, 43 di Vico Equense; Alessandro Falco, 42 di Napoli; Nicola Fontana, 56 di Casapesenna, in provincia di Caserta; Rosa Fontaa, 82 di Casapesenna; Rosa Garofalo, 53 di Casapesenna; Sabino Gioia, 54 di Avellino; Angela Miccio, 51 di Piano di Sorrento, nella città metropolitana di Napoli; Bartolomeo Piccolo, 58 di Casapesenna; Gilda Piccolo, 53 di Casapesenna; Salvatore Venturino, 50 di Napoli; Antonio Vieri, 58 di Avellino.