Da mercoledì 15 novembre e fino al prossimo aprile i pescatori autorizzati potranno dedicarsi alla pesca dei ricci: il via libera dalla Regione Sardegna è ufficiale. Ma non tutti sono d’accordo: il Comitato Ricci No Grazie, nato dall’idea di un ristoratore cagliaritano, ricorda che i ricci rischiano l’estinzione e propone di rinunciarvi almeno per questa stagione. In pochi giorni la pagina del gruppo Facebook dedicato alla campagna ha raccolto 2500 adesioni: oltre a tanti cittadini che hanno deciso di non consumare ricci nei prossimi mesi ci sono anche molti ristoratori. Niente linguine ai ricci, niente più crostini in riva al mare: con la pesca a questi ritmi, sostengono, gli echinodermi rischiano di scomparire dalle acque sarde.
La stagione parte dunque tra le polemiche. Eppure le autorizzazioni sono arrivate dalla Regione, assessorato all’Agricoltura e pesca, con tante rassicurazioni: “A fronte di una risorsa che in questi ultimi anni sta rischiando di scomparire dalle coste sarde, soprattutto a causa dei prelievi sconsiderati e illegali dei pescatori abusivi – ha osservato l’assessore Pier Luigi Caria – i nostri imprenditori del mare hanno dimostrato una maturità e una serietà davvero apprezzabile nel proporre di ridurre i quantitativi di ricci da prelevare, le giornate e le ore di lavoro”. In effetti, rispetto agli anni passati, è diminuita la quantità di pescato autorizzata e le ore lavoro: per la stagione 2017-2018 i 187 pescatori autorizzati potranno raccogliere ciascuno quattro ceste (e non più sei) per un totale di 2000 esemplari, chi invece lavora dalla riva potrà raccogliere due ceste invece che tre e quindi 1000 ricci a fronte di 1500. La pesca sportiva sarà consentita nelle giornate di sabato, domenica e festivi con una raccolta massima di 50 ricci al giorno. L’accordo è arrivato dopo il confronto tra l’Assessorato regionale e i ricciai professionisti sardi dello scorso ottobre.
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Per il Comitato No Ricci diminuire la quantità del pescato non sarà sufficiente per proteggere la specie. “Vogliamo rivolgere al mondo politico tre domande – così Massimo Melis Danielli, titolare del ristorante Foghorn’s di Cagliari e fondatore del Comitato: – Pensate che la normativa che regolarizza la pesca e il commercio dei ricci sia sufficiente a salvaguardare la specie ? Le autorità di controllo sono in grado in mancanza di un fermo biologico totale di controllare la pesca di frodo e il commercio illegale? E infine, è giusto che per tutelare le attività di poche decine di persone, spesso causa stesse del problema, si metta a rischio la sopravvivenza di questa specie”.
In pochi giorni 2500 persone hanno aderito, almeno virtualmente su Facebook, all’apello, tra questi ci sono titolari di ristoranti, bruschetterie, pub e chioschi che hanno scelto di eliminare i piatti di ricci dal menù per questa stagione. “Personalmente non li preparo da molti anni – conclude Melis Danielli – ma la cucina sarda è talmente ricca che se ne può fare tranquillamente a meno”.
Francesca Mulas